II domenica di Avvento – Anno C
Letture: Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6
A tutti sarà capitato di ridere dopo aver ascoltato una barzelletta. Ma qual è il meccanismo della barzelletta, e perché fa ridere? La barzelletta funziona (certo, bisogna saperla raccontare…) attraverso il racconto di una storia, che può essere logica o sgangherata, fino ad arrivare ad un culmine di attenzione e di attesa… cui segue poi la conclusione, una risposta che è paradossale. È il paradosso che fa ridere, è il finale inatteso, la risosta che non ci si aspettava.
L’’inizio del Vangelo di oggi sembra una barzelletta; ci ritroviamo lo stesso meccanismo del paradosso. Non voglio dire che l’evangelista Luca abbia voluto raccontare una barzelletta… ma ci manca davvero poco! Di sicuro, aveva l’intento consapevole di creare un’aspettativa forte, per poi spiazzarti e lasciarti sbigottito. E, se ti fosse scappata anche una risata, poco male. C’è un racconto che inizia, che ti porta poi su una strada e sembra condurti verso un finale scontato, per poi arrivare ad una conclusione del tutto inaspettata.
Il paradosso creato da Luca si muove su tre binari. Uno riguarda i personaggi, l’altro i luoghi, un altro ancora il numero delle persone coinvolte.
I personaggi: Luca parte da una scala gerarchica, snocciolando i vari potenti della terra, partendo dall’imperatore di Roma (l’impero più vasto e potente dell’epoca), l’uomo più potente del tempo, passando per tutti i potenti –politici e religiosi- che regnavano sui territori in cui si svolge la vicenda che racconta. Per poi finire dove? A Giovanni il Battista, uno sconosciuto, un po’ matto, che mangiava cose strane e vestiva con abiti strani, che di potente non ha niente. Non è la conclusione ideale per quella lista di nomi…Dall’imperatore Tiberio a Giovanni Battista ci passa un mare!
I luoghi. Quelle 4 righe di Luca sembrano la zoomata iniziale di quelle applicazioni come tipo Google earth, Google maps, ecc… quando tu cerchi un luogo specifico (per esempio, Chiesa di S. Domenico a Cosenza), parte la schermata della mappa del mondo e si ingrandisce, zoomando, sempre di più, fino a lasciare da parte prima l’America e L’Oceania, poi l’Africa e l’Europa del Nord, poi l’Italia, la Calabria… fino ad arrivare a quel puntino di Cosenza che tu stavi cercando. Si passa dall’intero globo terracqueo al punto specifico che cerchi. Luca fa la stessa operazione: da Roma, centro del potere, si sposta lentamente verso la periferia dell’impero, per andare a finire… in un deserto. Ancora: da Roma al deserto di Galilea, ci passa un mondo!
Il numero delle persone coinvolte. Che lista interminabile di nomi all’inizio del racconto di Luca; alcuni davvero impronunciabili. C’è una folla infinita nelle prime righe del vangelo, c’è una ressa di gente… per poi approdare dove? Ad un solo uomo, con il deserto attorno. Un uomo e nessuno! Un uomo che si gira intorno e sembra essere solo!In tutti e tre i casi, si crea un’aspettativa grande: su chi si poserà la parola di Dio? Su Tiberio? Nooo… Su Erode? Nooo… Su suo fratello Filippo allora? Nooooo… su Caifa, ecc… ? Nooo… la parola di Dio si posa su Giovanni il Battista! E qui uno direbbe: “e chi è???”Dove avverrà, poi, tutto ciò? A Roma? Nooo… In una delle grandi città del Medio Oriente? Noooo… In pieno centro a Gerusalemme, la città santa? Nooo… la parola di Dio, la sua “comunicazione” si posa nel deserto! D’oh!!!
Ok; e quanta folla avrà questo privilegio? Su quante persone si poserà la Parola di Dio? Su 1000? Nooo… Su 100? Nooooo…. Su 10??? Nooooo…. Su uno solo!!! A conti fatti: Dio scegli di comunicare ad un uomo particolare, non illustre, non potente, in un deserto, senza neanche troppo pubblico.
Cosa ci dice tutto ciò? Che la salvezza non viene dai potenti. Dio si serve delle cose piccole. Non saranno i potenti della terra a salvarci, non sarà la politica, non saranno i titoli, le cariche ecc… (semmai sono tutte cose che ci rovinano), ma la piccolezza, la semplicità, la bellezza semplice delle piccole cose, delle piccole realtà.
Che la salvezza è “tutta intorno a te”; non è legata ad un luogo specifico, ma è come il deserto, che ti circonda da tutte le parti. Occorre solo aprire gli occhi per riconoscere questa “comunicazione” di Dio che ti circonda e ti avvolge.
Che la salvezza riguarda te, personalmente e particolarmente. Dio non pesca nel gruppo: Dio pensa a te singolarmente (non puoi dire: “vabbè, tanto a messa ci va mia moglie, io sto a posto”; rischi che un griorno Dio ti dica: “ok, qui entra tua moglie, e lo fa anche per te… tu resti fuori!”), Dio non vuole avere a che fare con te per interposta persona. No: la salvezza è personale, senza di te non si realizza. Non è per trascinamento, non è per delega. Questo Dio che entra nella storia dell’umanità, entra poi con la stessa concretezza nella tua storia personale. E la Parola, la “comunicazione” di Dio ti raggiunge non lì dove tu credi di essere forte e potente, nelle tue cose migliori, ma nelle tue piccolezze, nelle tue fragilità, nelle tue insignificanze. Non nel baccano e nei grossi centri della tua persona, ma nel deserto della tua anima, lì dove tu sei capace di ritagliare uno spazio per Dio, dove fai un vuoto per accoglierlo. E a te, personalmente a te, Dio chiede la conversione, un cambiamento del modo di pensare.
È l’inizio della storia della salvezza, per l’umanità, ma anche per te personalmente. Noi possiamo far scattare questa cosa in noi, oggi. Il problema di quella barzelletta, come si diceva all’inizio, è che… noi pensiamo sia solo una barzelletta, appunto! Crediamo semplicemente che si possa ridere della cosa; invece no! Bisogna diventare noi i protagonisti di questa barzelletta… che sarà anche paradossale, ma che è tremendamente seria!