Quanto alle origini del libro, l’Africa ne è la causa remota e allo stesso tempo prossima. E’ nel Continente Nero, purtroppo considerato da tanti ancora come l’ultimo della classe, che è nato questo libro sulla comunione missionaria. E’ stato azzardo o Provvidenza? Certo è che l’Africa con il suo senso del sacro, dell’umano, delle relazionalità, del suo spirito di famiglia e di solidarietà, ha rivestito un ruolo importante per la nascita del libro. Di più, l’Africa, con la sua precipua cultura spiccatamente comunitaria, di contrasto all’individualismo crescente delle società industrializzate, ha influito pure profondamente sull’esperienza missionaria di noi Oblati.
Si, noi Oblati del Senegal, a conti fatti, trovavamo come un punto d’appoggio nell’aspetto comunitario della cultura africana per vivere la nostra missione come il fondatore voleva: evangelizzare riuniti in comunione nel nome del Signore. E, nel piccolo di ogni stazione missionaria a noi affidata, sperimentavamo che, vivendo in comunione, i frutti apostolici si moltiplicavano. Prima di tutto si moltiplicava il frutto della comunione stessa. Cominciavamo a condividerla con le persone a noi più vicine, suore, catechisti, responsabili di settore. E poi: aumento di catecumeni ogni anno; comunità cristiane locali più pronte a autogestirsi; moltiplicazione di opere di carità in termini di aiuti ai poveri, pozzi, scuole, cure ai malati e progetti di sviluppo.
Si dice da qualche parte che i poveri ci evangelizzano. E’ stato così per noi a contatto con le povertà africane che pure sono reali e anche ingiuste. Abbiamo compreso meglio la circolarità che esiste tra missione e comunione per via del substrato comunitario della cultura africana.
Pertanto, una gioia particolare che proviene dal libro, sta nel poter conoscere un’altra Africa. Diversa da quella veicolata generalmente dai mass media, sempre bisognosa di tutto, piena di miseria, guerre e malattie. E’, questa volta, un’Africa che, malgrado la gravità dei suoi problemi, possiede qualcosa di prezioso da offrire al mondo intero. La sua convinta religiosità e il suo umanismo ricco di accoglienza e di condivisione. Uno spaccato africano che può far venire veramente il cosiddetto “mal d’Africa” a chi vive in società dove domina l’individualismo.