Elisabetta al primo banco ha un tono meditativo e raccolto. Molto più sfrontata Maria che, un po’ più indietro, sussurra frasi e dispensa sorrisi alle amiche vicine. Di Giuseppe non c’è traccia, avrà avuto un contrattempo. E dire che negli anni precedenti i due erano sempre presenti e in prima fila! Zaccaria, avvolto in uno scialle dai colori smorti, sonnecchia dietro occhiali e folte sopracciglia. La pancia avvolta di seta bianca di uno dei Magi fa pensare ad una cena natalizia davvero soddisfacente.
Non sono i personaggi di un presepe da favola, ma quelli che ho davanti a me alla messa della notte di Natale in una località dove, da più di vent’anni, si organizza un meraviglioso presepe vivente. Il luogo scelto per la rappresentazione è davvero adatto: grotte naturali, arbusti e piante basse, staccionate, un albero alto e rigoglioso… Ci sono i fuochi accesi e i personaggi arrivano in maniera naturale e inattesa, illuminati nel loro splendore. La musica è invece un po’ monotona e le voci narranti, registrate e un pò ruvide, gracchiano abbastanza inadeguate.
È consuetudine che i numerosi personaggi del presepe vivente passino dalla sacra rappresentazione alla chiesa parrocchiale senza transitare dalle proprie case per un (opportuno) cambio d’abito. Si può assistere così ad un’assemblea numerosa, composta, tranne pochi casi, da gente in maschera e per lo più assonnata. Persone lodevolmente impegnate in ambito sociale ed ecclesiale che fanno una certa fatica a passare, esteriormente e probabilmente interiormente, ad un’altra dimensione. Quella del Natale reale e drammatico, del Natale che entra nella vita e la interpella, muovendo all’impegno e alla solidarietà quotidiana. Per carità. In questa variopinta assemblea sono presenti senz’altro buone e brave persone, ma l’intuito dice che il rischio è alto e diffuso: pensare che il Natale sia un bel racconto, come una favola a lieto fine. La prima conseguenza (inevitabile) è che la celebrazione eucaristica sia anch’essa vissuta come una sacra rappresentazione. È una maniera riuscita e abbastanza attuale di vivere il Natale anestetizzandolo, facendogli perdere in pratica la sua grinta: lo scandalo del divino che entra nell’umano. Dio che entra nella storia. L’eterno che diventa finito, la perfezione che sfiora il peccato. In sostanza una fiaba, un Natale che non fa male e non disturba eccessivamente. I cuori sono lieti, tutti sono buoni, proprio tutti. L’ambiente è romantico e un po’ scintillante. Natale Light. Come le sottilette!
(editoriale di Pasquale Castrilli omi, tratto da MISSIONI OMI 12/2016)