Padre Giovanni Santolini si è fatto spazio su questo numero di Missioni OMI. Avevamo deciso di dedicargli un articolo commemorativo di qualche pagina, ma sono stati talmente tanti e talmente belli i contributi arrivati che abbiamo pensato di metterli a disposizione di tutti. Questo missionario estroso e profondo allo stesso tempo, creativo e radicato nella tradizione, spensierato e fortemente impegnato, è stato testimone del Vangelo in terra africana. Nell’allora Zaire, oggi Repubblica democratica del Congo, ha portato per dieci anni le sue energie e la sua intelligenza dedicandosi all’insegnamento e ad altri ambiti che gli hanno permesso di conoscere quella cultura e di condividere la vita dei poveri. Ricordiamo il suo aiuto nella vicenda delle suore colpite dal virus ebola che, all’epoca, aveva avuto forte risonanza in Italia.
Una nazione enorme il Congo (la seconda per estensione in Africa), ricca di risorse e allo stesso tempo di contraddizioni. Paliamo in questo numero di due progetti di sostegno e cooperazione (un segno di speranza per i più indigenti) nei settori sanitario, scolastico-formativo e di promozione umana. Anche p. Giovanni si era reso conto di quanto i poveri pagassero il frutto dell’instabilità politica e sociale di questo grande paese. Variabilità che sembra non cessare mai. Appena tre mesi fa, i vescovi del Congo si sono proposti come mediatori tra governo e opposizione per evitare che la crisi politica travolgesse e bloc- casse la nazione.
Ricordiamo Giovanni Santolini, perché sono passati venti anni esatti dalla sua prematura scomparsa, quel 23 marzo 1997, domenica delle Palme. Lo ricordiamo perché dalla sua vita traspare una santità ordinaria, un’eroicità quotidiana che non si accende solo nelle grandi occasioni. Un martirio non cruento, ma un “dare la vita” autentico, un consumarsi per amore di Dio e dei poveri, un impegno costante per costruire fratellanza. Anche noi abbiamo avuto la gioia di conoscerlo, di ascoltare la sua voce gommata, di stringere le sue grandi mani, di ammirare la sua tenacia, di apprezzare la sua intelligenza, di gustare la sua au- dacia. La storia è piena di missionari e missionarie che hanno lasciato questo mondo per incidenti o consumati da una malattia. Anche noi Oblati ne abbiamo tanti: Berti, Kratter, Sartor (parliamo di lui a pagina 34 di questo numero), Zanoni… Accanto ai fratelli e alle sorelle morti in ‘odium fidei’ ci sono anche costoro. Hanno avuto un cuore d’oro, ricco di amore e generosità. Si sono sacrificati. È giusto fare memoria.
(editoriale di Pasquale Castrilli omi, tratto da MISSIONI OMI 3/2017)