Quando ero piccolo con gli amici del rione capitava spesso che, se dovevamo andare in qualche luogo, uno di noi alzava il grido: «Ai migliori posti!» e tutti correvamo come forsennati per accaparrarci il posto più comodo o magari in prima fila. Somiglia un po’ al tipo di vita che ci viene propinato in vari modi nel nostro mondo: «Fai di tutto per prenderti il posto migliore: al centro, sopra tutti, tranquillo senza problemi, accanto a qualcuno importante».
Uno, come Gesù, che ha sempre detto che quello migliore è l’ultimo posto (Lc 14,10) non poteva certo prometterci una cosa del genere, e allora, come la mettiamo con questo bisogno, talvolta esasperato, di eccellere, di essere visti, che ci hanno instillato dentro?
Prima di andarsene Gesù ha promesso che sarebbe tornato e che ci avrebbe portato con lui per darci un posto che ha preparato per noi tutta la vita (Gv 14,3.23). «Ma dove Signore?», «Dove sono io, al posto del Figlio!», così egli risponde. «E dove sta un figlio?», «Dovrebbe essere sempre nel cuore della madre e del padre, al centro di coloro che lo amano. Lo sai che, per quelli a cui non accade ciò, resta il dolore di non trovare mai un posto adatto per loro».
È per questo motivo allora che a tutti noi e in modo speciale a chi è senza famiglia, non ha qualcuno accanto e si sente dimenticato, scartato, Gesù dice di aver preparato un posto, sì, il suo, quello per Lui stabilito in eterno, lì nel cuore del Padre.
Lo ha preparato con tanto amore rendendolo proprio l’ultimo, quello alla portata del più lento, del più debole, dello sfiduciato, di quello che non arriva da nessuna parte, quello dal cuore spezzato, quello che ha perso, che non ha più voglia di sperare e mettersi in cammino.
Quando hai vinto la morte Gesù era dunque per questo! Perché ci volevi anche oggi, pur con le nostre lentezze e miserie, lì al tuo posto, accanto al Padre, nel suo cuore, quel posto che cedi volentieri a chi ami da sempre.
p. Salvatore Franco omi