“Sotto la protezione di Maria siamo sentinelle del mattino che sanno contemplare il vero volto di Gesù Salvatore, quello che brilla a Pasqua, e riscoprire il volto giovane e bello della chiesa che risplende quando è missionaria, accogliente, libera, fedele, povera di mezzi e ricca di amore”. Così papa Francesco a Fatima nel corso della sua visita lo scorso mese di maggio. Gli aggettivi utilizzati in queste frasi ci dicono come deve essere la chiesa oggi per essere viva presenza e riflesso di Cristo Risorto.
Il primo è l’aggettivo missionario. Una chiesa in uscita, verso le periferie geografiche ed esistenziali. Che osa la missione anche quando essa non dà frutti evidenti. Che lavora e testimonia con sacrificio. “La missione è il cuore della vita della chiesa”, scrive papa Francesco nel messaggio per la 91ma Giornata missionaria mondiale del 22 ottobre. La chiesa accogliente non giudica, ma accompagna e sostiene. È in grado di scorgere i germi di bene disseminati nel mondo per valorizzarli e dona una nuova chance ai figli amati dal Padre. Dio la dà un’altra possibilità, gli uomini spesso no. Chiesa che ama e per questo è libera e in grado di promuovere libertà. Chiesa fedele alla Parola, alla tradizione, ai segni dei tempi, ma soprattutto agli uomini che vuole servire. Che non lascia nulla di intentato perché il vangelo sia annunciato. Chiesa povera di mezzi, che non gonfia il petto credendosi potente. Che non comanda, che non cerca applausi o consensi, ma si pone a servizio. Soprattutto che cammina con i poveri. Coscienza critica, se e quando occorre. Chiesa ricca di amore, comunicatrice dell’Amore del Padre attraverso i sacramenti e le opere di carità. Che corregge e distributrice, allo stesso tempo, una misericordia che la supera.
Sant’Eugenio de Mazenod quando fondò i Missionari OMI due secoli fa, aveva davanti una chiesa lacerata e distrutta, in parte paurosa e chiusa in sé stessa. La spinta degli Oblati in Provenza fu precisa, soprattutto attraverso le missioni al popolo: il ministero della predicazione itinerante. Creatività, utilizzo del dialetto provenzale, ascolto delle persone, disponibilità ad essere strumenti per una piena riconciliazione con Dio e per la pacificazione tra le persone… Chi conosce e cerca di vivere il carisma oblato da consacrato o da laico, ha, nella frase del papa a Fatima, un programma da vivere, semplice e chiaro. Per impegnarsi a edificare la porzione di chiesa nella quale ciascuno ha la gioia e la responsabilità di trovarsi.
(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, tratto da Missioni OMI 10/2017)