Mattino del Venerdì santo. La parrocchia nella quale mi trovo per il ministero della settimana santa presenta ai fedeli, oltre alle liturgie del Triduo santo, varie proposte di religiosità popolare. Tra queste un’antica processione che muove in questo giorno dalla chiesa madre alle sette del mattino e percorre tutte le vie della cittadina. Escono tutte le statue dei santi che sono collocate abitualmente nelle tante chiese e vengono portate in processione per accompagnare devotamente la Madonna addolorata. La gente, molto numerosa e molto puntuale, partecipa con fede e raccoglimento. Le forze dell’ordine tengono chiuso il percorso, le confraternite vestono gli abiti tradizionali, i portatori si alternano con ordine e regolarità, i canti lamentosi vengono intonati dalle donne, nelle opportune pause di silenzio si possono ascoltare solo i passi ritmati dei presenti, Gesù sotto il peso della croce effettua le cadute previste…
Al rientro nella chiesa parrocchiale la statua della Madonna addolorata viene lasciata davanti all’altare maggiore. La chiesa é spoglia, i banchi messi in disparte per favorire la circolazione dei fedeli, le luci sono soffuse. Insieme al Figlio crocifisso é lei al centro della scena. La fede la contempla con attenzione e in preghiera in questo giorno di passione. L’abito nero, una modesta corona sul capo, le spade che trafiggono il cuore, le piccole luci che i fedeli accendono, i bambini portati per mano dalle loro mamme… La religiosità popolare si concentra particolarmente sulla Madre desolata e addolorata. Non é logico che un figlio muoia prima di una madre. Forse é il dolore più grande che un essere umano possa provare.
Nelle ore che seguono, mentre tanti si accostano al sacramento della riconciliazione, centinaia sono i fedeli che scorrono in fila e sostano davanti a lei. Una genuflessione, un bacio, il contatto fisico con la mano e… i selfie. Parecchie persone, soprattutto giovani, scattano una foto con la Madonna addolorata. Con rispetto, senza pose particolari o di gruppo, senza sorrisi, i click si susseguono numerosi. Quell’immagine finisce nelle memorie dei telefoni accanto a foto di compleanni, partite di calcio, feste di laurea, foto di nipoti, scatti a dolci o pietanze prelibate. Un modo, forse, per chiederle di farci compagnia nel cammino dei giorni, per domandarle incoraggiamento, forza ed aiuto per portare le croci della vita. Interessante. In genere i selfie, anche quelli di gruppo, hanno sempre una singola persona in primo piano. La fede é anzitutto una risposta personale. La Madonna ha detto di sì e ci accompagna.
(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, tratto da Missioni OMI 5/2019)