Cari confratelli Oblati e sorelle e fratelli della Famiglia oblata,
la festa di s. Eugenio de Mazenod rinnova in noi il desiderio di vivere sempre più fedelmente la sua testimonianza: «…carità tra voi e zelo per la salvezza delle anime». Sia quello odierno un giorno speciale di preghiera, comunione e gioiosa celebrazione!
Innanzitutto vi ricordo che a luglio i superiori maggiori della congregazione si ritroveranno a Obra, in Polonia, per l’intercapitolo. Valuteremo come sono state messe in pratica le decisioni del capitolo generale del 2016 e come vogliamo continuare ad attuarle; l’intercapitolo avvierà anche la preparazione al prossimo capitolo generale. Invochiamo tutti insieme lo Spirito Santo affinché si possa dare una risposta efficace alle indicazioni del capitolo.
Nel gennaio di quest’anno, i membri del governo centrale hanno trascorso alcuni giorni a Palermo, in Sicilia, sui passi di Eugenio de Mazenod. Lì, dal 1799 al 1802, cioè dai 17 ai 20 anni, ha vissuto l’ultimo periodo dell’esilio, prima di tornare in Francia. Ci hanno accompagnato nel pellegrinaggio Enzo David, membro dell’AMMI, e Ileana Chinnici, presidente dell’istituto secolare delle COMI.
Abbiamo percorso per ore le vie di Palermo, scoprendo i luoghi dove aveva vissuto Eugenio, i palazzi delle grandi famiglie da lui frequentate e le chiese dove si fermava a pregare. L’abbiamo accompagnato nel cammino tipico di un giovane della nobiltà.
Ci siamo fermati in vari posti per poter leggere estratti di lettere e memorie. Abbiamo potuto riscoprire vari aspetti della personalità di Eugenio e rivivere alcune delle esperienze del soggiorno a Palermo, che lo hanno sicuramente segnato nella vita e nel futuro carisma oblato.
Abbiamo visitato il quartiere dei conciatori di pelli, dove ha vissuto per un breve periodo. Incontrava gli operai per la strada, li vedeva conciare le pelli nel fiume e lavorare nei negozietti, venendo a conoscenza di sofferenze e angosce.
Si è parlato anche dello stretto legame con la famiglia Cannizzaro, soprattutto con la duchessa, che ha amato come una mamma e che ha avuto su di lui una grande influenza. Quella presenza materna e il suo amore sono stati fondamentali in quegli anni giovanili, essendo sua madre già tornata in Francia. Inoltre, la duchessa, che era una donna di fede, aveva affidato a Eugenio la gestione di molte sue iniziative caritative. Questo servizio poneva il giovane in stretto contatto con le difficoltà della stragrande maggioranza della gente più sfortunata di Palermo, maturandone la compassione e preoccupazione per i poveri.
Gettando uno sguardo al passato, dopo duecento anni, ci sembra che questo periodo abbia certamente contribuito alla formazione di quest’uomo, il cui primo sermone alla Maddalena ci riempie sempre di orgoglio e ci insegna come si devono guardare in faccia i poveri.
“Venite, ora, e imparate da noi quello che siete agli occhi della fede. Poveri di Gesù Cristo, afflitti, sfortunati, sofferenti, infermi, piagati ecc., tutti voi travolti dalla miseria, fratelli miei, cari fratelli, rispettabili fratelli, ascoltatemi. Siete figli di Dio; fratelli di Gesù Cristo, coeredi del suo regno eterno, porzione scelta della sua eredità; siete, come afferma San Pietro, nazione santa, re, sacerdoti, in certo qual modo, siete dei: Dii estis et filii Excelsi omnes“.
Il soggiorno siciliano ha avvicinato Eugenio ai poveri, rendendolo più consapevole delle difficoltà che affrontavano ogni giorno, approfondendo l’amore e il rispetto per la loro dignità, come figli e figlie prediletti di Dio.
Oltre alla visita ai luoghi frequentati da Eugenio e citati nelle lettere di questo periodo, abbiamo incontrato anche gli Oblati, i membri dell’AMMI e le COMI, constatando come vivono oggi il carisma. Abbiamo ammirato la nuova sede della comunità oblata, nel cuore di Palermo, nella parrocchia di san Nicola da Tolentino, da poco accettata dalla Provincia Mediterranea; si tratta di una comunità internazionale, con progetti missionari.
Due Oblati hanno lavorato per diversi anni con migranti e rifugiati, pur risiedendo nella parrocchia della Madonna delle Grazie (Villagrazia), alla periferia di Palermo. Facevano la spola tutti i giorni tra la parrocchia oblata e la città vecchia, dove vivono migranti e rifugiati.
I padri ci hanno segnalato due realtà legate alla nuova sede.
La prima: l’impegno tra migranti e rifugiati sarà un ministero condiviso dall’intera comunità apostolica, avendo come punto di riferimento la parrocchia. Attorno a questa missione organizzeranno i laici associati, i giovani che vivono il carisma oblato e le COMI.
L’altra novità é che gli Oblati vivranno in una parrocchia a stretto contatto con poveri provenienti da ogni parte del mondo.
Il 27 gennaio, i membri del governo centrale hanno celebrato l’Eucaristia con i confratelli nella chiesa di san Nicola. La chiesa era piena di gente, con tutte le sfumature del colore della pelle, che celebrava in molte lingue l’Eucaristia, ciascuna apportando qualcosa di bello dalla propria cultura, preghiere, canti o danze. Abbiamo visto i nuovi volti dei poveri e incontrato Cristo nei migranti e nei rifugiati: una meravigliosa celebrazione della comunione.
L’impegno nella nuova parrocchia nel cuore di Palermo ha costretto la Provincia Mediterranea a lasciare la parrocchia periferica di Villagrazia. Per 15 anni gli Oblati hanno lavorato formando una comunità vivace, con un laicato forte e molti servizi. Il governo centrale ha voluto trascorrere una serata con i responsabili. Ci ha positivamente sorpreso il fatto che non recriminassero per la partenza degli Oblati, ma anzi fossero consapevoli delle esigenze del carisma oblato. Hanno compreso che gli Oblati avevano compiuto la loro missione in parrocchia e che ora, fedeli al carisma, dovevano aprirsi a nuovi orizzonti missionari.
Hanno augurato molto successo al nuovo progetto di rispondere ai bisogni urgenti dei poveri. Congratulazioni alla Provincia Mediterranea, che fa proprio l’appello del capitolo generale ad accogliere nuove sfide missionarie e cercare nuovi volti dei poveri, anche se ciò significa rinunciare a ministeri molto buoni!
La visita a Palermo è stata un momento di grazia per i membri del governo centrale. Abbiamo acquisito una maggiore conoscenza dell’ultimo periodo dell’esilio del giovane Eugenio. Ci ha fatto anche conoscere un bel numero di Missionari Oblati, membri dell’AMMI e delle COMI, che vivono oggi il carisma oblato. E non solo a Palermo, ma anche a Misilmeri e a Messina, come comunità apostoliche, i confratelli esercitano vari ministeri, in collaborazione con laici e giovani, in una bella comunione di vita e di missione. Aggiungo un tocco gioioso a questa ricca esperienza: ovunque siamo stati accolti calorosamente dagli Oblati e dai siciliani; abbiamo apprezzato il cibo e il buon vino di quest’isola incantata!
Il 21 maggio, in comunione con i primi fratelli Oblati che hanno cantato il Salve Regina attorno al loro amato padre, sul letto di morte, tutti insieme come Famiglia oblata invochiamo la Madre della Misericordia. Chiediamo a Maria di aiutarci ad essere creativi, fedeli e audaci nel nostro modo di vivere il carisma missionario lasciatoci dal Fondatore. Sant’Eugenio prega per noi!
Buona festa!
P. Louis Lougen, OMI
Superiore Generale