È il Vietnam la nazione dove in questo momento ci sono più vocazioni oblate. Il paese dell’estremo oriente ha avuto un autentico boom vocazionale nell’ultimo decennio. Sono tante le congregazioni religiose maschili e femminili che hanno visto crescere le loro file attraverso la disponibilità dei giovani di quel paese. Anche i seminari delle dodici diocesi vietnamite sono affollati. Uno sviluppo della chiesa cattolica simile a quello avvenuto negli anni ’90 in Corea del Sud. Il lavoro pastorale, lo sforzo in uomini e mezzi, l’intensificarsi della preghiera, sono stati alcuni degli ingredienti dell’Anno di preghiera per le vocazioni oblate conclusosi a fine gennaio. In tante nazioni dove sono presenti i Missionari OMI, l’Anno vocazionale ha dato una nuova spinta all’impegno con i giovani con l’intento di offrire loro proposte missionarie e allo stesso tempo un qualificato servizio di accompagnamento. Consacrati e laici hanno preso una rinnovata coscienza della responsabilità verso i giovani. La responsabilità della testimonianza, ma anche la convinzione che essa non è sufficiente se non sfocia in azioni pensate, realizzate e verificate.
La chiesa intera ha mostrato la sua attenzione per le giovani generazioni attraverso il Sinodo dei vescovi lo scorso ottobre e la Giornata mondiale della Gioventù di Panama a gennaio. Non solo un interesse perché le file dei giovani cattolici o delle vocazioni crescano attraverso un’azione di reclutamento, ma un ascolto attento del vissuto delle nuove generazioni così diverso a seconda del contesto geografico, ma allo stesso tempo così sorprendentemente simile. Alcune dimensioni della vita dei giovani, alcuni comportamenti, sono gli stessi nelle fredde distese artiche e nei villaggi africani all’equatore. L’amministrazione generale OMI insieme al superiore generale, p. Louis Lougen, ha simbolicamente concluso l’anno delle vocazioni oblate in Sicilia, a Palermo dove il giovane Eugenio de Mazenod, fondatore degli OMI, ha vissuto alcuni anni insieme al padre al termine del lungo esilio italiano. Il rientro in Francia porta nel giovane Eugenio una consapevolezza di sé, in particolare nel periodo successivo all’evento del venerdì santo così decisivo nella sua vita. Un itinerario cristiano consapevole porta con sé la domanda vocazionale. Nelle scelte a breve e lungo termine è necessario seguire Dio e le strade che indica. Eugenio comprende che la vocazione non è solo realizzazione di sé, ma anzitutto mettersi a servizio. Vivere quella sorta di decentramento che lo porta a dare vita, qualche anno dopo, ai Missionari di Provenza, anticipo dei Missionari Oblati di Maria Immacolata.
(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, Missioni OMI 6-7/2019)