di Ileana Chinnici COMI
(da Missioni OMI 8-9/2019)
Come donna e come Cooperatrice Oblata Missionaria dell’Immacolata, sorella nel carisma, mi sento onorata di ricordare un fratello oblato martire, fratel Alexis Reynard, che è stato massacrato in difesa della dignità di una ragazza. Il tema della violenza sulle donne e sui minori è purtroppo sempre di grande attualità. In un momento storico in cui emergono casi di violenza e pedofilia nella società, nella chiesa, e alcuni purtroppo anche nella congregazione, la figura di fratel Alexis risulta ancora più luminosa ed esemplare. Alexis ricorda agli Oblati e a tutti l’importanza di rispettare le donne e le ragazze e di astenersi, anzi difenderle, da ogni forma di violenza, sia essa fisica, psicologica o morale.
Alexis Reynard è il primo Oblato ucciso di cui si ha notizia. In tutto ciò che è “primo”, credo si nasconda un messaggio importante e profetico. La vicenda di fratel Alexis ci offre l’opportunità di aprire una riflessione sul rapporto tra Oblati e mondo femminile, un rapporto sul quale è necessario interrogarsi profondamente. A mio avviso, è un rapporto che va purificato da discriminazioni e storture, più o meno consapevoli, da aspettative e malintesi, da condizionamenti e manipolazioni, a volte insorti in alcune circostanze. Dobbiamo essere segno e testimonianza di una condivisione di martirio e missione, nell’oblazione che ci accomuna, ciascuno nel proprio stato di vita.
Il desiderio del sacerdozio
Chi era fratel Alexis? Un semplice, un puro, un obbediente. Una di quelle presenze nascoste, senza le quali nessuna missione si può realizzare, una di quelle fondamenta nascoste, senza le quali nessun edificio si può costruire. Nasce nel 1828 da una famiglia contadina e numerosa. Fin dall’infanzia ha il desiderio del sacerdozio, prega tanto, fa penitenza, legge tante vite di santi che gli passa il suo parroco e, secondo alcuni biografi, esprime il desiderio di morire martire come san Giovanni Battista. Ma non può diventare sacerdote, perché deve occuparsi dei sei fratelli più piccoli. Dopo la morte del padre, il parroco convince la madre di Alexis ad assecondare questa chiamata. Alexis affida quindi la famiglia al maggiore dei fratelli rimanenti ed entra tra i Missionari Oblati di Maria Immacolata nel 1849, all’età di 21 anni: nel cuore, il desiderio del sacerdozio. Alexis non ha istruzione sufficiente per diventare prete, quindi gli propongono di essere fratello. Eppure é volenteroso, pronto a studiare e ad apprendere, ha un’ottima memoria e, quando viene inviato nel Nordamerica, nel 1852, impara facilmente le lingue locali. Mons. Vital Grandin OMI, il grande missionario del Nord Canada, lo stima e lo vedrebbe ottimo sacerdote, tanto da improvvisare un corso di latino per prepararlo al sacerdozio. Anche sant’Eugenio, dalla Francia, appoggia questa decisione. Ma altri superiori, i padri Faraud e Taché, sacrificano la vocazione di Alexis sull’altare dell’utilità. Alexis è un pioniere delle nuove missioni del Nord Canada, dove fa tutto: contadino, allevatore, boscaiolo, falegname, artigiano, pescatore… I superiori dicono che é più utile come fratello che come sacerdote; é un gran lavoratore, é obbediente, e come sacerdote, dicono, è troppo buono, e non saprebbe reggere una missione. Oggi ci chiediamo: é questo un criterio vali- do per un discernimento vocazionale? Fratel Alexis, ti preghiamo, proteggi tutte le vocazioni incomprese, vittime di un discernimento superficiale, poco attento alla voce di Dio nei poveri e nei semplici.
Incontro al martirio
Forse rimproverato dai suoi superiori, fratel Alexis comincia a vivere con un senso di colpa il desiderio di diventare sacerdote, come se fosse un’ambizione, una tentazione. Vi rinuncia, non ne parla più, con grande rammarico di mons. Grandin, che vedeva invece la santità di quest’uomo e voleva incoraggiarlo a rispondere a questa vocazione. Ma Dio accolse, in modo speciale, il suo desiderio di sacerdozio, unendo Alexis al sacrificio eucaristico di Gesù. Durante una spedizione, per accogliere alcune suore in arrivo alla missione de La Nativité, fratel Alexis va in avanscoperta con una carovana. Con lui vi sono una guida locale, Louis Lafrance, alcune famiglie meticcie, e un’orfana quattordicenne, Genéviève Duquette, inizialmente affidata dalle suore ad una di queste famiglie, e che ora doveva andare in un altro collegio, con le suore in arrivo. Alexis è preoccupato dalle attenzioni torbide che Louis, uomo noto per la sua irascibilità e violenza, mostra verso la ragazza. Lungo il cammino, di fronte alle crescenti difficoltà del percorso, la carovana si divide: le famiglie meticce tornano indietro, lasciando Genéviève con Louis e con fratel Alexis, che a malincuore prende con sé la ragazza, intuendo il rischio che fosse esposta a gravi pericoli. È così che Alexis va incontro al martirio, e al compimento del progetto di Dio su di sé, quello di essere massacrato e cannibalizzato, perché ostacolo ad uno stupro premeditato e infame, perpetrato nei confronti di una ragazza inerme.
Martiri della purezza e della povertà
Il suo sacrificio, come quello di altri martiri oblati, unito a quello di un laico, anzi di una laica, di Genéviève, quest’orfana adolescente meticcia, di cui tutti sembrano volersi “sbarazzare”. Prima le suore che l’avevano in collegio, perché non era più una bambina, era entrata in un’età difficile, ed era forse difficile per loro spiegarle come diventare donna. Poi le due famiglie di meticci con cui viaggiava per andare in un altro collegio, forse perché era una bocca in più da sfamare. Chi è più povero di un’adolescente meticcia orfana? Non ha genitori, non ha affetti, non ha famiglia, non ha beni, non ha cultura. Forse ha dei sogni però, Genéviève; forse ha dei pro- getti… come tutti gli adolescenti, avrà avuto desiderio di vita e di futuro. Chi può proteggere i suoi sogni? Chi può prendere le sue difese? Quanto conta la sua dignità di ragazza, di donna, la sua intimità, la sua femminilità? A chi potrebbe interessare, se diventasse oggetto di possesso, di violenza, di abuso, di disumanità? Genéviève é indifesa, di fronte alla libidine di Louis, un uomo violento e senza scrupoli. Ma i semplici difendono i semplici, i puri difendono i puri. Fratel Alexis, nella sua semplicità, avrà pensato di poterle fare scudo e proteggerla da quell’uomo violento. Sicuramente la decisione di partire, loro tre insieme, separandosi dalle famiglie meticcie, fu la condanna di Alexis e Genéviève. Non era difficile intuire i pensieri tenebrosi di Louis, che aveva insistito per portare con sé Genéviève, ma forse Alexis non pensava che sarebbe arrivato a uccidere, pur di realizzarli. E invece di loro non si seppe più nulla, per settimane. Poi, i resti di fr. Alexis, il suo corpo fatto a pezzi, i resti delle sue carni divorate vicino alle ceneri di un fuoco, furono trovati e pietosamente raccolti. Lo stesso mons. Grandin parlò subito di martirio. Tempo dopo, pochi resti di una ragazza, che aveva fatto la stessa fine, furono trovati nelle regioni circostanti. Non poteva che trattarsi di Genéviève, il cui corpo era ancora, definitivamente, profanato. Alexis e Genéviève, massacrati e divorati, martiri della purezza e della povertà. Allo stesso tempo, questo martirio decise anche la condanna dell’uomo che li uccise. Questi, infatti, sapendo di essere ricercato per omicidio, visse ramingo una vita di stenti, animalesca, scambiato per un fantasma che si aggirava per i villaggi rubando cibo e animali, fino a quando qualcuno non gli sparò, uccidendolo. Il suo cadavere fu più tardi identificato come quello della guida che accompagnava fratel Alexis e Genéviève. La dignità e la vita che aveva tolto agli altri, le aveva perse anche lui. Perché il male compiuto consapevolmente ti toglie la dignità e la vita, lasciandoti una vita che non é più vita.
Fr. Alexis, morto per aver fatto da scudo alla purezza di una povera ragazza meticcia, vogliamo affidarti le vittime di abusi, e ti chiediamo di intercedere per coloro che, purtroppo, anche all’interno della chiesa, non le hanno difese. Allo stesso tempo ti chiediamo di aiutarci a riportare il rapporto uomo-donna nella società, nella chiesa e nella famiglia oblata, alla sua dimensione originaria di “alleanza”, per collaborare alla costruzione del Regno, con pari dignità, con pari rispetto.