Torniamo ad occuparci di Venezuela su Missioni OMI. Vogliamo far sentire la voce dei Missionari Oblati di Maria Immacolata che lì vivono e operano con fede e tenacia e anche la voce della chiesa venezuelana che resta accanto al popolo riconosciuto come “soggetto sociale”. La crisi del Paese latinoamericano è su numerosi fronti: economico, sociale, educativo, ecologico. Ma la crisi maggiore sembra essere quella umana dovuta allo scoraggiamento e al forte esodo di chi abbandona il Paese in cerca di situazioni migliori in cui vivere. Soprattutto i giovani pensano al loro futuro altrove, togliendo energie alla società e alla chiesa venezuelana. I mesi passano, ma la situazione ristagna, tutto sembra immobile, statico, irrisolvibile. Annunciare il Vangelo, vivere la missione oblata in questa nazione, in questi anni, è davvero esigente. Colpisce il fatto che gli undici missionari OMI presenti attualmente in Venezuela percepiscano che la crisi intacca, in qualche modo, anche il loro impegno personale e comunitario. Consacrati a Dio per servire quei poveri, anche gli Oblati avvertono la stanchezza di una situazione difficile e durevole che toglie le forze e logora. Il degrado del Paese rischia di divorare anche chi è impegnato a fare il bene in vari settori e a costruire il presente ed il futuro valorizzando il positivo che c’è. Un’emergenza che, in qualche modo, interpella anche noi che con questo Paese abbiamo avuto lunghe relazioni anche a motivo dell’emigrazione italiana. Nel censimento del 1961, gli italiani costituivano la prima comunità straniera in Venezuela che per un periodo fu la meta di approdo preferita a motivo della presenza di imprese italiane nei settori siderurgico, petrolifero e delle costruzioni. I quarantuno vescovi venezuelani hanno fatto sentire in varie occasioni la loro voce e la voce della gente. La chiesa è impegnata su più fronti per risolvere la crisi del paese attraverso la via dell’ascolto e del dialogo. Il cardinale Urosa Savino, arcivescovo emerito di Caracas, ha più volte affermato che sono necessarie quattro condizioni per far evolvere la situazione: “La restituzione dei poteri all’Assemblea nazionale, gli aiuti umanitari per risolvere la crisi della fame, il rilascio dei prigionieri politici ed elezioni eque e pulite”. I presuli chiedono “di agire a favore del bene comune del popolo, colpito da una profonda crisi che svaluta la sua dignità” e parlano di “situazioni moralmente intollerabili”, di “violenza istituzionalizzata” accompagnate da “menzogne manipolatorie”. Le parole chiare di padre José Manuel Cicuéndez ci fanno comprendere la situazione su vari fronti e le difficoltà di questo tempo.
(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, tratto da Missioni OMI 6-7/2020)