Il Carisma oblato è ancora attuale oggi?
“Condurre le persone ad essere prima ragionevoli, poi cristiane e infine aiutarli a diventare sante”
(Prefazione alla Regola).
Il nostro fondatore ci ha lasciato con un cammino ben preciso da seguire, renderci
“Uomini, Cristiani e santi”
– Sant’Eugenio, prima di tutto, ci indica come primo passo ciò che già siamo, uomini e donne, non stravolge la nostra realtà, ma vuole il nostro bene, riprende sostanzialmente il progetto di Dio della chiamata;
– difatti, il secondo passo è diventare più profondamente Cristiani “insegnandoci chi è Gesù Cristo” ed esortandoci ad entrare in una relazione viva con Dio.
– infine, la chiamata ad aiutare gli uomini a diventare eroici nella loro risposta a Dio. Diventare santi – essere così pieni dei valori del Regno di Dio tali da condividerne la pienezza nella Risurrezione.
Eugenio era convinto che chiunque vivesse pienamente la Regola si sarebbe assicurato la condivisione della pienezza del Regno. Questi erano i tre passi necessari a tale scopo: uomini, cristiani e poi santi.
Riflessione
Oggi queste tre fasi continuano ad essere presenti nel nostro approccio all’evangelizzazione ed è ciò a cui siamo chiamati in questo mondo, soprattutto in un periodo come questo, dove è facile smarrirsi. Ritornare ai fondamenti, a quella radicalità alla quale ci richiama anche il nostro fondatore, ci fa capire quanto sia attuale il nostro carisma e calato nella realtà di tutti i giorni.
Questo cammino fatto di tre parole ci può sembrare così astratto, ma in realtà non lo è:
– il primo passo è semplice noi siamo uomini e donne calati nella nostra realtà (lavorativa, familiare etc.) Sant’Eugenio ci dice che per arrivare alla santità si parte dall’umanità, dal vivere la nostra vita lì dove siamo, con chi Gesù ci ha messo accanto. Il fondatore, però parla di uomini “ragionevoli”. Che cosa vuole dire? C’è tutto un cammino da fare per crescere in umanità, cioè per diventare persone mature, liberi delle passioni che ci fanno schiavi, persone che costruiscono la giustizia, la pace, che si prendono cura del creato, e soprattutto che hanno imparato ad amare;
– poi certo, ci chiede quel passo in più essere cristiani autentici, perché è bene ricordarsi che noi prima di essere oblati siamo cristiani e mai come ora l’annunzio del Vangelo diviene fondamentale! Il nostro carisma però può fare davvero la differenza, come? Creando comunità in un mondo completamente diviso, incentrato sull’io, e di conseguenza la missione alla quale siamo chiamati come famiglia oblata, diventa il nostro quotidiano; ecco che davvero il cammino che ci viene chiesto diventa concreto;
– terzo passo la santità, non soltanto come ideale alla quale aspirare, ma proprio vivendo già i primi passi indicati da Sant’Eugenio la viviamo già in ogni momento della nostra vita!
Testimonianza
Il carisma Oblato è ancora attuale oggi?
Rispondere a questa domanda è per noi è porsi un’altra domanda: quanto sono attuale io oggi? Quanto sono presente, “sul pezzo”, autentico io oggi?
Per noi vivere il Carisma è ripetere ogni giorno il nostro sì alla comunità, ai poveri e alla missione. La vita di ogni giorno, di figli, di genitori, di lavoratori, di cristiani ci presenta l’occasione per poter rispondere e ogni volta possiamo scegliere se accontentarci di un debole sì o provare a darsi pienamente.
La missione che abbiamo davanti tutti i giorni è a lavoro e in famiglia. A lavoro, così come Eugenio ha parlato in provenzale nella predica alla Maddalena, essere missionario concreto è lavorare parlando in “dialetto”: usare il linguaggio che serve per amare come loro vogliono essere amati. Ed è una sfida continua, rapportarsi con loro e provare a lavorare, dare disposizioni, correggere errori, collaborare “nel dialetto” richiesto. Amare appunto, con il linguaggio che può essere compreso.
Vivere la comunità con nuove modalità di comunicazione è stato una sfida, per tutti, ma tutti abbiamo sentito forte il bisogno di tornarvi, perché è con la comunione tra noi che ci costruiamo. In famiglia poi, la nostra prima comunità, la sfida è quella di essere davvero uniti, perché quel che facciamo o diciamo non si ferma ad una verifica personale, ma deve essere totalmente autentico per essere credibile a due persone che guardano sempre a noi, le nostre figlie. I figli sono le cartine tornasole più concrete ed immediate che ci siano! Se io non credo seriamente a quel che dico o a quel che faccio, loro “non se la bevono”.
Se per primi non proviamo a portare e a vedere Gesù in chi incontriamo, nemmeno le nostre figlie ci riusciranno.
Quando c’è da pensare al nonno (che è un “povero”, un debole, che abbiamo sempre davanti agli occhi) sacrificando magari un momento libero, un’uscita in bicicletta, e lo facciamo mettendo Gesù al centro, la nostra risposta è di fiducia e la rinuncia diventa occasione per costruirsi persone autentiche. Alla fine come famiglia diventa normalità di vita il mettere Gesù al centro e puntare ad essere persone autentiche, veri cristiani e poi santi.
(Federica e Alessandro)
Un saluto da Sant’Eugenio
Carissimi dell’AMMI,
sono proprio contento di potervi rivolgere una parola e di esprimervi la mia paterna e amorevole vicinanza in un tempo particolarmente difficile, con questa pandemia da coronavirus che ha messo il mondo intero in stato di pericolo, di precarietà, di crisi profonda.
“Aiutare Gesù a guarire il mondo” non tanto solo dalle conseguenze del coronavirus, ma da quelle patologie che lo stavano portando ad un disastro senza precedenti. Si, fratelli amati, sarebbe stolta miopia pensare di voler tornare alla “normalità di prima” della crisi del coronavirus dimenticando che il mondo non andava per niente bene prima della pandemia. Erano evidenti i segnali di un necessario e urgente ripensamento radicale e tuttavia continuavate per una strada che sapevate che prima o poi doveva fermarsi.
Ecco che la pandemia vi ha fermati bruscamente! E lasciatemelo dire: provvidenzialmente, prima che fosse troppo tardi. Bisogna dunque preparare una nuova partenza su parametri altri, fondati su una umanità più ragionevole. Si, fratelli amati: dobbiamo aiutare gli uomini ad essere prima di tutto ragionevoli.
Ecco: questo è un tempo in cui bisogna lasciar cadere schemi missionari del passato non più adatti alle nuove situazioni. Occorre aprire nuove vie; trovare nuove modalità per portare il Vangelo agli uomini e far loro conoscere Gesù. Mai come in un periodo come questo nuove opportunità si aprono all’annuncio del Vangelo! Sappiate vederle, cercarle queste opportunità, e non lasciate nulla di intentato, ve ne prego, perché il Vangelo di Gesù sia conosciuto e amato.
Ecco cosa sentiva di dirvi il mio cuore di padre e di fondatore. Buona missione da veri cooperatori del Salvatore, da veri aiutanti di Cristo nel guarire il mondo dalle sue patologie perché viva più sano e più sereno per la più grande gloria di Dio!
(https://www.omimed.eu/2021/02/09/siamo-nati-per-tempi-come-questi-meditazione-di-p-adriano-titone/)