BEATO JOSEPH GERARD – MISSIONE CON I PIU’ ABBANDONATI
Charles Jean-Joseph Gerard nacque a Bouxiers-aux-Chênes (Francia) il 12 marzo 1831 in una famiglia di agricoltori. Entrò nel seminario della diocesi dove conobbe i Missionari Oblati di Maria Immacolata e, nel 1851, decise di entrare nel noviziato della Congregazione.
Ricevette il diaconato nel 1853 e, nello stesso anno, S. Eugenio de Mazenod lo inviò al neonato Vicariato di Natal, nell’attuale Sudafrica, convinto della forza della sua vocazione missionaria.
Si buttò coraggiosamente a vivere in mezzo alle tribù di quelle terre inesplorate e, dopo diversi anni senza successo, su consiglio di Sant’Eugenio, arrivò nella terra dei Basotho (oggi Lesotho).
Qui, instancabile, ogni mattina prendeva il suo cavallo per visitare i villaggi e le capanne sperdute, fermandosi a parlare con tutti quelli che incontrava, al punto che il suo cavallo prese l’abitudine di fermarsi, senza ordine preventivo del padrone, in presenza di qualsiasi individuo, cosa che gli fu utile quando, vecchio e cieco, continuava ad andare per le strade a incontrare la gente.
Alla sera tornava stanco, ma aveva ancora la forza di pregare fino a tardi, tanto che i suoi confratelli dicevano: “C’è una cosa di don Gerard che non mi entra in testa: non dorme. Quando andiamo a letto, sta ancora pregando; se ci alziamo di notte, lo troviamo a pregare, e lo stesso la mattina”.
Impressionati dalla sua santità di vita, dal celibato (inconcepibile per loro), dall’amore ai malati e dalla fortezza e sapienza di p. Gerard, dopo più di 20 anni, arrivarono le prime conversioni e si costituì piano piano una bella comunità cristiana.
Morì il 29 maggio 1914 con una reputazione di santità e la sua memoria rimane fino ad oggi con affetto e venerazione tra il popolo Basotho. Il Lesotho è l’unico paese della zona a maggioranza cattolica e questo è sempre stato visto come il frutto dell’intercessione di questo missionario a favore del popolo che amava tanto.
ESTRATTI DEGLI APPUNTI DI RITIRO DI P.GERARD (quaderno VI P. 48-49 53). “IL SEGRETO PER FARSI AMARE E’ QUELLO DI AMARE”.
Il mondo appartiene a chi lo ama di più e ne dà la prova. Penso volentieri a un sacerdote, a un missionario oblato di Maria Immacolata in una Missione. È uno che osserva tutto con i suoi occhi, conosce con il suo cuore, porta la gioia con la sua presenza, si fa tutto a tutti per guadagnarli al Cristo. Con una carità intraprendente sa servirsi di tutto, pensa a tutto; ma non si accontenta di questi rapporti impersonali, sacerdote di tutti, ma non abbastanza il sacerdote di ognuno. Questo sacerdote coglierebbe l’occasione di dare a ognuno in particolare attenzioni personali, dirette del suo zelo, di modo che ognuno è certo di essere amato personalmente da Lui.
1 CORINZI 9: 19 – 23
Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri.
MISSIONARI AL GIORNO D’OGGI: UNO SGUARDO DIFFERENTE
Andare in Guinea Bissau è stato per me un modo per tentare di comprendere come è la vita quotidiana dei missionari in uno dei paesi più poveri al mondo, ma soprattutto sono partito con l’intento di apprendere il più possibile della vita della gente in questo paese per apprezzare le differenze con la nostra quotidianità europea.
Ormai da quasi 10 anni faccio parte dell’UCSI, l’associazione dei giornalisti cattolici: quando il Papa ci ha ricevuti circa un anno fa, ci ha detto che come giornalisti dovremmo impegnarci a ribaltare l’ordine delle notizie dando voce a chi non ha voce. Ho sentito forte il bisogno di mettere in atto queste parole, di essere missionario con il mio lavoro, di partire con un taccuino in tasca e provare a raccontare la vita in quell’Africa che a noi viene troppo spesso narrata solo con i numeri di chi fugge dalle criticità dei propri paesi natali. Quanta gente che si chiede “Perché tante persone cercano un futuro migliore in un paese diverso?” troverebbe risposta facilmente qui in poche ore. La troverebbe negli occhi di un uomo seduto davanti alla propria capanna, tirata su con mattoni di fango e coperta foglie di palma, mentre sorveglia quel paio di capre e quei tre polli che sono tutti i suoi beni. La troverebbe nel pescatore che ormeggia la sua piroga con le reti semivuote perché ormai il pesce va tutto nei congelatori di cinesi e coreani, che comprando i diritti di pesca da un governo corrotto sfruttano le poche risorse di questo angolo sperduto di mondo. La troverebbe nella donna che porta sulla testa venti litri d’acqua dal pozzo per dare da bere alla famiglia, cuocere una manciata di riso per cena e fare il bagno al bambino piccolo. La troverebbe nel ragazzino che cammina nella polvere della pista rossa attraverso la giungla, per raggiungere il villaggio vicino dove c’è la scuola. E in quel maestro che per cambiare il suo mondo dà vita a una scuola all’ombra di un albero.
La troverebbe, davvero, la risposta alla sua domanda? O, assuefatta dall’abitudine di un agio ingiusto non sarebbe in grado di vedere che un altro mondo è possibile, facendo un passo indietro?
Forse è questo che ho visto in chi dedica una vita alla missione: l’intuizione che un mondo diverso è possibile, ma il cambiamento non parte dall’elemosina, che ti fa lavare la coscienza con due spiccioli. Parte dal portare a ciascuno la consapevolezza che solo cambiando il cuore tutto cambia. E il cuore si cambia solo se nelle mie azioni c’è Dio.
Andrea
SPUNTI DI RIFLESSIONE
- Siamo realmente “attenti” alla persona che ci è vicino?
- ll segreto per farsi amare è quello di amare. E noi quanto amiamo?
- Quante volte durante la giornata usciamo dalla nostra zona di comfort per andare verso l’altro?