Cari fratelli, buongiorno e benvenuti!
Sono contento di incontrarvi, in occasione del vostro Capitolo generale. Ringrazio il Superiore generale – poveretto, preso dal deserto e portato qui a Roma! – per la sua introduzione, ed auguro a lui e al nuovo Consiglio un sereno e proficuo lavoro. E ringraziamo il Superiore e i Consiglieri che hanno concluso il loro servizio.
Voi siete una Famiglia religiosa dedita all’evangelizzazione, e siete riuniti per discernere insieme il futuro della vostra missione nella Chiesa e nel mondo. Avete scelto, per questo Capitolo, un tema impegnativo, molto simile a quello che è stato scelto per il prossimo Giubileo della Chiesa: “Pellegrini di speranza in comunione”. È un tema che riassume la vostra identità sulle strade del mondo, al quale, come discepoli di Gesù e seguaci del vostro fondatore Sant’Eugenio de Mazenod, siete chiamati a portare il Vangelo della speranza, della gioia e della pace. È un mondo che, se da un lato sembra aver raggiunto mete che sembravano irraggiungibili, dall’altro è ancora schiavo dell’egoismo e pieno di contraddizioni, di divisioni. Il grido della terra e quello dei poveri, le guerre e i conflitti che versano sangue sulla storia umana, la situazione angosciante di milioni di migranti e di rifugiati, un’economia che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, sono alcuni aspetti di uno scenario dove soltanto il Vangelo può mantenere accesa la luce della speranza.
Avete scelto di essere pellegrini, di riscoprire e di vivere la vostra condizione di viandanti in questo mondo, accanto agli uomini e alle donne, ai poveri e agli ultimi della terra, ai quali il Signore vi manda ad annunciare il suo Regno. Anche il vostro Fondatore è stato viandante, alle origini della vostra Famiglia religiosa, quando andava camminando con i suoi primi compagni nei villaggi della nativa Provenza, predicando le missioni popolari e riportando alla fede i poveri che se n’erano allontanati e che anche i ministri della Chiesa avevano abbandonato. È un dramma questo, quando i ministri della Chiesa abbandonano i poveri.
Pellegrini e viandanti, sempre pronti a partire, come Gesù con i suoi discepoli nel Vangelo. Come Congregazione missionaria, siete al servizio della Chiesa in 70 Paesi del mondo. A questa Chiesa, che il Fondatore vi ha insegnato ad amare come una madre, offrite il vostro slancio missionario e la vostra vita, partecipando al suo esodo verso le periferie del mondo amato da Dio, e vivendo un carisma che vi porta verso i più lontani, i più poveri, coloro che nessuno raggiunge. Camminando su questa strada con amore e fedeltà, voi, cari fratelli, rendete alla Chiesa un grande servizio.
Avete sentito la chiamata a riscoprire la vostra identità di sacerdoti e fratelli uniti dai vincoli della consacrazione religiosa. Pellegrini di speranza, camminate con il popolo santo di Dio, vivendo nella fedeltà la vostra vocazione missionaria, insieme ai laici e ai giovani che condividono nella Chiesa il carisma del vostro santo Fondatore e che desiderano essere parte attiva della vostra missione. Sant’Eugenio vi ha insegnato a guardare il mondo con gli occhi del Salvatore crocifisso, questo mondo per la cui salvezza Cristo è morto sulla croce.
Al tema della speranza avete già dedicato uno dei vostri precedenti Capitoli generali, quando avete sentito una particolare chiamata ad essere testimoni di questa virtù in un mondo che sembra averla persa e che cerca altrove la sorgente della sua felicità. Essere missionari della speranza significa saper leggere i segni della sua presenza nascosta nella vita quotidiana della gente. Imparare a riconoscere la speranza tra i poveri a cui siete mandati, i quali spesso riescono a trovarla in mezzo alle situazioni più difficili. Lasciarsi evangelizzare dai poveri che evangelizzate: loro vi insegnano la via della speranza, per la Chiesa e per il mondo.
Inoltre, volete essere testimoni di speranza in comunione. La comunione oggi è una sfida da cui può dipendere il futuro del mondo, della Chiesa e della vita consacrata. Per essere missionari di comunione bisogna viverla prima di tutto tra noi, nelle nostre comunità e nei rapporti reciproci, e coltivarla poi con tutti senza eccezioni. Vi siete spesso riferiti, durante il vostro Capitolo, al percorso ecclesiale di questo tempo, che riscopre la bellezza e l’importanza del “camminare insieme”. Vi esorto ad essere promotori di comunione attraverso espressioni di solidarietà, di vicinanza, di sinodalità e di fraternità con tutti. Il buon samaritano del Vangelo vi sia esempio e stimolo a farvi prossimi di ogni persona, con l’amore e la tenerezza che l’hanno spinto a prendersi cura dell’uomo derubato e ferito (cfr Lc 10,29-37). Farsi prossimi è un lavoro di tutti i giorni, perché l’egoismo ti tira dentro, ti tira giù, farsi prossimo è uscire.
In questo Capitolo avete spesso evocato anche il vostro impegno a favore della casa comune, cercando di tradurlo in decisioni e azioni concrete. Vi incoraggio a continuare a lavorare in questa direzione. La nostra madre terra ci nutre senza chiedere niente in cambio; sta a noi capire che non può continuare a farlo se anche noi non ci prendiamo cura di essa. Sono tutti aspetti di quella conversione alla quale il Signore ci chiama continuamente. Tornare al Padre comune, tornare alle sorgenti, tornare al primo amore che vi ha spinti a lasciare tutto per seguire Gesù: ecco l’anima della consacrazione e della missione!
Il vostro Fondatore, il carisma che vi ha trasmesso e la sua visione missionaria siano e rimangano punti di riferimento per la vostra vita e il vostro lavoro; per rimanere radicati nella vostra vocazione missionaria, soprattutto vivendo il testamento del Fondatore, nell’amore reciproco tra di voi e nello zelo per la salvezza delle anime. È il cuore della vostra missione e il segreto della vostra vita, e per questo la Chiesa ha ancora bisogno di voi. Nel campo immenso della missione che è il mondo intero, Gesù sia sempre il vostro modello, come lo è stato per Sant’Eugenio. Egli, davanti al Salvatore crocifisso, decise un giorno di offrire la propria vita perché tutti, specialmente i poveri, potessero sperimentare lo stesso amore di Dio che l’aveva riportato sulla via della fede.
Quest’anno avete celebrato la memoria di una grazia speciale che Sant’Eugenio ricevette due secoli fa davanti alla statua della Madonna Immacolata nella chiesa della missione, a Aix-en-Provence. Questo rinnova a voi l’invito a prendere Maria come compagna di viaggio, perché vi accompagni sempre nel vostro pellegrinaggio. Maria pellegrina, Maria in viaggio, Maria che si alzò in fretta per andare a servire. Dopo aver detto il suo “sì” a Dio mediante l’arcangelo Gabriele, partì in fretta per andare dalla cugina Elisabetta, per condividere il dono e mettersi al suo servizio. Anche in questo Maria vi sia di esempio, per la vostra vita e per la vostra missione.
Cari fratelli, vi auguro una buona conclusione del Capitolo e vi accompagno con la preghiera. Di cuore benedico voi e tutti i vostri confratelli, specialmente quelli malati e più fragili e quelli che sono in difficoltà in questo momento. E anche voi, per favore, pregate per me. Grazie!