LA CHIAMATA ALLA MISSIONE

Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità…rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi…Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe…E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi…E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna…Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

STORIA E FEDELTÀ
LA REGOLA 37 “TESTIMONI IN COMUNITÀ APOSTOLICHE

Con questo passo del Vangelo vogliamo richiamare all’attenzione una regola che definiremmo fondamentale per noi laici, dove si parla di appartenenza e carisma, due capisaldi per noi associati.
Se ne parla nella Regola 37, che è il documento ufficiale più importante della Congregazione su questo argomento. Fu introdotta nella sua forma attuale nel Capitolo generale del 1998. Le Costituzioni e Regole del 1982 già dedicavano al laicato tre articoli, uno sul laicato in genere e due sul laicato collegato agli Oblati. Il primo di questi è dedicato a “quei laici che si sentono chiamati a partecipare attivamente alla missione, ai ministeri e alla vita comunitaria degli Oblati” e l’altro all’Associazione Missionaria di Maria Immacolata (AMMI) “per suscitare e animare gruppi di laici che desiderano partecipare alla spiritualità e all’apostolato degli Oblati”. Veniamo definiti quindi come “Testimoni in comunità apostoliche”. Il testo evidenzia che il desiderio di condividere il carisma parte spesso dai laici stessi come un segno dei tempi, che “diventa fonte di vitalità, di dinamismo e di fecondità per tutti, laici e oblati. Si parla quindi di condivisione e di comunione, di partecipazione. La Regola 37 è divisa in tre parti (a, b e c) che fanno riferimento a tre realtà. Questo mese in particolare ci occuperemo della parte ‘a’ che parla: dell’irradiazione del carisma, la vocazione al carisma e le Associazioni laicali. Il carisma di S. Eugenio de Mazenod, dono dello Spirito alla Chiesa, si irradia nel mondo. Ci sono dei laici che si riconoscono chiamati a parteciparvi secondo il loro stato di vita e a viverlo con modalità che variano a seconda degli ambienti e delle culture. Essi partecipano al carisma in uno spirito di comunione e di reciprocità tra loro e con gli Oblati. Infine, il cuore della regola 37 ci dice che: “Noi compiamo la nostra missione nella comunità a cui apparteniamo e mediante essa. Le nostre comunità hanno dunque un carattere apostolico. La carità apostolica deve sostenere lo zelo di ognuno, nella fedeltà al testamento del Fondatore: “Tra di voi praticate davvero la carità, la carità, la carità e, fuori, lo zelo per la salvezza delle anime”. Nella misura in cui cresce tra loro la comunione di spirito e di cuore, gli Oblati testimoniano davanti agli uomini che Gesù vive in mezzo ad essi e fa la loro unità per mandarli ad annunciare il vangelo.

DENTRO LA STORIA: UN’ESPERIENZA

“L’accoglienza ricevuta, quando per la prima volta ho conosciuto gli OMI, mi ha conquistata e commossa. Conoscere, poi, la spiritualità e il carisma di S. Eugenio è stata una marcia in più.
Ho condiviso fortemente il senso di famiglia, l’amore per i poveri, il coraggio di darsi, il suo vivere e incarnare il Vangelo. La mia missione oggi è mettermi al servizio dei poveri. I meno fortunati. E’ “il bicchiere di acqua” di cui parla Gesù (Mc 9,41)