LA FAMIGLIA OBLATA
Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».
STORIA E FEDELTÀ
Alla luce del Congresso OLAC22 riflessioni sul laicato oblato associato
di p. David Lopez
Cap.10 La Famiglia Oblata e la Famiglia carismatica Mazedoniana
P. Louis Lougen, ha sottolineato più volte che uno dei fattori principali che favoriscono la vitalità delle nostre comunità religiose, è l’apertura e la vicinanza con i giovani e con i laici. Una comunità apostolica oblata è un segno per il territorio dove abita. Insieme alla comunione tra gli Oblati stessi, c’è una comunione più ampia con quelli che girano intorno a loro, giovani, famiglie, adulti, consacrate, ecc.
Così nasce quella che spesso viene chiamata la Famiglia oblata. (…) Io, però, userei piuttosto l’esempio di una famiglia allargata. In una famiglia c’è una identità comune ma ci sono anche delle relazioni differenziate.
(…) Non è lo stesso il cugino che vediamo una volta all’anno rispetto al fratello o la mamma. Tutti siamo Famiglia, ma è fondamentale capire il posto di ognuno.
(…) Il problema fondamentale è: chi forma parte di questa famiglia? Cosa si intende per Famiglia oblata? Ci possono essere dei malintesi. Fondamentalmente, ci sono due modi di capirla: un modo più largo e uno più ristretto. Se prendiamo tutte le persone che sono ai livelli descritti nel punto dell’irradiazione del
carisma, allora la Famiglia oblata sarebbe l’insieme di tutte le realtà laiche o consacrate nate da sant’Eugenio, dagli Oblati o legate a loro o al carisma in qualche modo. A queste realtà si potrebbero aggiungere altre che storicamente hanno avuto stretti rapporti con gli Oblati senza legami carismatici come la Santa Famiglia di Bordeaux, ONG o associazioni diverse, benefattori, l’AMMI (nella sua concezione tradizionale), collaboratori delle diverse attività, movimenti giovanili, familiari degli Oblati, dipendenti, ex-allievi delle scuole oblate, ecc.
Anche tutte le persone o gruppi che collaborano in un certo modo con la missione degli Oblati, amici delle comunità, anche quelli non appartenenti a nessun gruppo, etc… Sarebbe una realtà ampia che trova la base principale nei rapporti personali o nell’attività e, secondariamente, nel carisma.
(…) Se, invece, prendiamo la realtà vocazionale, si considererebbero soltanto quelle persone, consacrati o
laici, che si riconoscono chiaramente chiamati a vivere il carisma come aspetto centrale della loro vita e identità ecclesiale: gli Oblati religiosi o laici. Si aggiungerebbero anche le religiose o istituti secolari femminili che hanno come base centrale il carisma di sant’Eugenio. Il centro di queste realtà è il carisma. Questo secondo senso corrisponderebbe meglio, secondo me, al nome di “famiglia carismatica”.
È importante che le realtà si riconoscano e siano riconosciute ufficialmente come espressioni nel carisma di sant’Eugenio. Ogni realtà avrebbe un’autonomia, con approvazioni e gestioni canoniche diverse. A questo punto, ci vorrebbe una struttura di comunione formale che le convogli tutte, come ce l’hanno altre Famiglie carismatiche, che sia l’espressione, in modo paritario, delle diverse realtà. Questa non può essere solo approvata dalla Congregazione, ma necessariamente dall’autorità ecclesiale in qualche modo.
(…) Riassumendo, ci sarebbero due realtà complementari. Una prima, più ampia, informale e focalizzata sui rapporti e le attività, che alcuni hanno ipotizzato si potrebbe chiamare “Famiglia oblata”. La seconda, più formale e focalizzata sul carisma, potrebbe chiamarsi “Famiglia carismatica Mazenodiana”. La prima potrebbe essere simile alla famiglia allargata e la seconda la famiglia nucleare o ristretta, come due cerchi concentrici. Bisogna dire, al di là del nome, che entrambe le realtà già esistono, che entrambe sono necessarie, ma credo sia fondamentale non confonderle. Ci vogliono tutte due, ma ognuna al loro posto.
DENTRO LA STORIA: UN’ESPERIENZA
C’è sembrato normale riportare il capitolo 10 del lavoro di p. David, lavoro che ci ha accompagnato per tutto quest’anno del foglietto. Certo le coincidenze non sono tali e nulla avviene per caso se a noi di Passirano, è toccato questo tema: “La famiglia Oblata”.
A noi che ci siam visti, a febbraio di quest’anno, chiudere la Comunità dei Padri Oblati perché aprivano a Bologna…
Perché vi chiederete questo preambolo? Perché questa esperienza, all’inizio sofferta, difficile da accettare a cuor leggero, ci ha messo di fronte a quello che in questi anni abbiamo detto di voler essere, chi voler seguire.
Cercando di andare oltre le relazioni umane che si sono create in tutti questi anni di presenza oblata sul nostro territorio, abbiamo scoperto che la nostra bellissima casa di Passirano che in tanti ci invidiavano, si è vista improvvisamente privata delle sue mura perché, quello che ci rendeva unici, quando ci incontravamo, non erano le sua mura, ma il nostro modo di stare insieme, le relazioni con chi si affacciava alle giornate, con chi incontravamo alle missioni, senza essere invadenti, senza voler “convertire nessuno” ma esserci, testimoniare ciò che avevamo visto.
Abbiamo un’altra volta avuto conferma di quanto sia per noi importantissimo, irrinunciabile, assolutamente essenziale il rapporto con la comunità oblata; non con un singolo padre, ma con
tutta la comunità.
Durante una giornata di quest’anno, siamo stati invitati a guardare il mondo con gli occhi del Crocifisso… … e allora come non essere spiritualmente contenti se a qualcun altro è donata la possibilità di provare la nostra stessa gioia quando abbiamo incontrato questo Carisma?
La comunità dei laici “padre M. Borzaga” di Passirano, non chiude, con i padri ci ritroveremo per preparare il programma del nuovo anno, consapevoli che ora la nostra comunità oblata di riferimento – essendo quella più vicina – è a Bologna.
Abbiamo deciso liberamente di far parte di questa famiglia e come succede tra marito e moglie a volte non basta volersi bene, ma bisogna voler volersi bene e, nonostante i nostri limiti, ma anche con l’aiuto di tutti voi, vogliamo continuare a farlo.
Con la speranza di vederci al Congresso dell’anno prossimo – in fase di preparazione – ma già preannunciato dal padre Provinciale nelle sue comunicazioni, auguriamo a tutti voi buon cammino!
In Maria, sempre in comunione
Antonio, Cinzia, Franca, Laura, Lucia, Marco, Massimo, Silvana, Rosalinda
DOMANDE PER LA RIFLESSIONE
- Vogliamo essere riconosciuti dal nome o dal nostro essere?
- Al di là di tutto, cosa significa per me essere famiglia oblata?
- Essere parte della famiglia oblata quanto incide nel nostro essere nel mondo ma non del mondo?