Cari Oblati e membri della nostra famiglia carismatica.

Tra due anni, a Dio piacendo, celebreremo il 200° anniversario dell’approvazione pontificia delle Costituzioni e Regole e della Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, subito dopo il Giubileo del 2025. Due eventi che ci aiuteranno a continuare il nostro pellegrinaggio in comunione come missionari di speranza. Nelle mie precedenti lettere, ascoltando gli appelli dell’ultimo Capitolo generale, ho ricordato il nostro impegno a prenderci cura della nostra casa comune: la nostra Madre Terra e la nostra famiglia carismatica. Oggi vorrei rinnovare il nostro impegno a camminare con i laici che condividono il carisma per continuare a fare passi nella direzione proposta dal Capitolo e dal Secondo Congresso delle Associazioni Laicali Oblate.

“Che possiamo comprendere bene ciò che siamo!” scriveva sant’Eugenio de Mazenod ai suoi compagni da Roma, commentando l’approvazione pontificia della Congregazione e il suo nuovo nome: Missionari Oblati di Maria Immacolata. In questi 200 anni di storia, ogni Oblato, ogni laico e laica, consacrato e consacrata della nostra famiglia, ci ha aiutato a comprendere meglio la bellezza del nostro carisma. Ognuno di noi che lo vive oggi porta un nuovo raggio di luce che brilla nel mondo, un nuovo volto di quel meraviglioso poliedro che è questo carisma donato dallo Spirito Santo alla Chiesa e al mondo per annunciare il Vangelo di Gesù e il suo Regno ai più abbandonati.

In questi anni, soprattutto dopo la beatificazione e la canonizzazione di Eugenio di Mazenod, i laici hanno svolto un ruolo molto importante. La loro passione per il carisma e la missione ci ha aiutato a cercare di viverlo più puramente, ha generato un nuovo entusiasmo e ha provocato un’espansione carismatica in nuove associazioni e forme di vita cristiana. Ora comprendiamo meglio la responsabilità di ciascuno nell’arricchire e custodire il patrimonio che lo Spirito ci ha lasciato in eredità in Sant’Eugenio.

Leggendo questa storia dalle diverse espressioni in cui il carisma si incarna, sento una chiamata alla conversione e al discernimento. Conversione per vivere meglio questo dono dello Spirito Santo che è molto vivo e sta trasformando la vita di molte persone per il bene della Chiesa, per il bene dei poveri. Questo dono dello Spirito ha bisogno di essere discernuto e incarnato più fortemente in me, in noi. Dove ci sta portando lo Spirito? Vorrei proporre tre passi che possono aiutare la conversione e il discernimento.

Innanzitutto, siamo chiamati a riconoscere rendendo grazie: quanto è bello per noi scoprire e riconoscere negli altri lo stesso dono che ho ricevuto! Riconoscere anche che il dono dello Spirito è molto più grande del mio gruppo, congregazione, istituto o associazione. Riconoscerci nello stesso carisma ci porta a ringraziare Dio per il dono che ci ha fatto e anche per il dono che è l’altro e il dono che è ogni gruppo che lo incarna. Questo ringraziamento apre il nostro cuore a ricevere più luce, ad approfondire il nostro senso di appartenenza, a lasciarci stimolare dagli altri e a conoscere meglio ciò che siamo attraverso gli occhi di Dio.

Imparare. Questo riconoscimento mi porta a imparare il carisma dagli altri, perché ciò che hanno ricevuto mi appartiene e mi aiuta a viverlo meglio. L’esperienza vissuta nel settembre 2023 illustra questo secondo passo. Le Misioneras Oblatas de María Inmaculada stavano chiudendo il loro Giubileo di 25 anni di storia con un Congresso da loro stesse convocato e il cui tema era “Il genio femminile del carisma”. Le donne che hanno partecipato, laiche e consacrate, hanno condiviso ciò che vivono quotidianamente. Un fiume di gioia ha pervaso tutti, mentre imparavamo da loro qualcosa che apparteneva a tutti noi e che allo stesso tempo ci incoraggiava a vivere meglio la nostra vocazione personale. Quanto abbiamo da imparare dalle donne che vivono il carisma! Quanto abbiamo da imparare per vivere come loro la nostra missione verso i poveri a partire dal cuore misericordioso di Gesù che sant’Eugenio ha incarnato! Quanto abbiamo da imparare gli uni dagli altri per vivere meglio la nostra vocazione e missione comune!

Creare spazi e momenti comuni. Questo è il terzo passo. Abbiamo bisogno di momenti e strutture per riconoscerci reciprocamente come fratelli e sorelle nel carisma. Dobbiamo celebrare il nostro carisma comune rendendo grazie a Dio e a coloro che lo incarnano. Abbiamo bisogno di creare cellule di formazione per imparare il nostro carisma dalla storia e dall’esperienza di altri gruppi e modi di vita. Dobbiamo discernere insieme la nostra missione comune. Il II Congresso e il Capitolo propongono diverse azioni che vi invito a realizzare a tutti i livelli: locale, nazionale, regionale e globale. Cos’altro possiamo fare?

L’8 dicembre 2023 ho condiviso con voi un sogno: quello di sedere a tavole rotonde carismatiche, convocate da Maria e ispirate dalla dinamica sinodale. Tavole in cui tutte le espressioni del carisma possano sedersi insieme ai poveri per condividere e discernere i prossimi passi del nostro pellegrinaggio. Lì possiamo riconoscerci come fratelli e sorelle nel carisma, rendere grazie a Dio, imparare gli uni dagli altri e decidere quali strutture di coordinamento vogliamo darci. Il mio sogno è che questo avvenga in tutte le comunità locali e che si diffonda a livello nazionale, regionale e mondiale. Cominciamo leggendo insieme i materiali del II Congresso e “Pellegrini di speranza in comunione”. Impariamo a camminare insieme discernendo i segni dei tempi e le ispirazioni dello Spirito.

Alcuni esprimono il timore che la grande diversità tra i gruppi della nostra famiglia carismatica ci paralizzi. Certamente lo Spirito Santo è stato molto creativo con noi e la diversità che ci ha donato è buona. Ascoltando insieme lo Spirito troveremo il modo di armonizzare questa diversità. I più giovani possono illuminare questo cammino che hanno già percorso negli ultimi anni. Anche altre esperienze all’interno e all’esterno della nostra famiglia possono aiutarci. Questo discernimento deve avvenire nella solidarietà e nella sussidiarietà. La solidarietà ci invita a condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo con tutti, a partire dai più vulnerabili. La sussidiarietà ci fa rispettare l’autonomia di ogni gruppo e ci chiede di responsabilizzare tutti affinché possano prendere le proprie decisioni senza dipendenze paternalistiche. Rispettando questi principi troveremo ciò di cui abbiamo bisogno per crescere nella comunione missionaria.

La mia preoccupazione è un’altra: cadere nell'”autoreferenzialità carismatica”. È una tentazione che dobbiamo respingere. Potremmo essere così impegnati a discutere della nostra identità, della nostra storia, dei criteri per dire chi appartiene o meno al nostro carisma da chiuderci sterilmente in una dinamica autoreferenziale. Siamo nati per rispondere ai bisogni più urgenti della Chiesa, per essere e annunciare il Vangelo ai più abbandonati. Il nostro pellegrinaggio comune sarà buono se porterà frutto, cioè se ci porterà a una vita più evangelica e ci renderà migliori missionari dei poveri. Permettetemi di dire anche che lo sarà se ci porterà a una comunione più stretta con la Chiesa e, nella Chiesa, con gli altri carismi che lo Spirito ha donato al mondo. I laici sono chiamati a essere il lievito delle Beatitudini nel nostro mondo, il lievito della fraternità universale. Leggendo i nostri documenti vediamo che i laici sono stati invitati a essere presenti nei mezzi di comunicazione, nel ministero di GPIC (Fratelli Tutti e Laudato Si’) e nella difesa della vita e della famiglia. Che il nostro carisma si irradi nella nostra missione verso i poveri!

Il laico Stefano Dominici, membro dell’AMMI in Italia, è stato nominato Coordinatore degli Associati e delle Associazioni laicali. Sta già lavorando con altri laici delle cinque regioni oblate e con alcuni Oblati nel meraviglioso compito di tessere una rete crescente di laici e associati nella nostra famiglia, una rete che faciliterà la comunicazione e ci aiuterà a sviluppare proposte con cui andare avanti. Ho chiesto a Stefano di scriverci una lettera che illustri le sue esigenze. Dalle sue proposte speriamo di generare nuova vita e di crescere nella nostra comunione, formazione e missione. Chiedo a tutti noi, Oblati e laici, di rispondere generosamente ai suoi suggerimenti. Chiedo anche ai laici di pensare a come vogliono relazionarsi tra loro, con gli Oblati e con le altre forme di vita consacrata che vogliono unirsi alle tavole rotonde carismatiche.

Vorrei ora ricordare i due laici beatificati con i nostri martiri Oblati: il Beato Candido Castan e il Beato Paolo Thoj Xyooj. Entrambi, associati agli Oblati dal martirio, hanno dato la più alta testimonianza d’amore. Candido Castan ci incoraggia a vivere nelle nostre famiglie lo spirito del Vangelo e ad essere consapevoli della nostra responsabilità nella società: oltre ad avere una vita di intensa pietà, fu dirigente sindacale, partecipò alla vita politica e promosse la dignità dei lavoratori testimoniando il Vangelo anche nel suo posto di lavoro. Paolo è un esempio di collaborazione missionaria, svolgendo il suo ministero di catechista fino alle ultime conseguenze e difendendo i missionari fino alla morte. Entrambi sono un bellissimo esempio complementare della missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Ad entrambi i Beati chiedo la loro intercessione affinché tutta la nostra famiglia carismatica possa annunciare il Vangelo con la propria vita, essendo missionari dei più poveri.

Che il Signore ci benedica tutti, pellegrini di speranza nella comunione.

Vostro fratello e pellegrino.

Luis Ignacio Rois Alonso, OMI
Superior general


Carissimi Laici, Oblati consacrati e membri tutti della famiglia carismatica,

raccogliendo con gioia l’invito rivoltomi dal Superiore Generale, sono qui a scrivere alcune righe per condividere con tutti voi lo spirito di festa in occasione della ricorrenza dell’approvazione delle Costituzioni e Regole.  Il Superiore Generale, sin dal suo insediamento, si è sempre rivolto all’intera famiglia carismatica, a ciascuno che si impegni a vivere, nel proprio stato di vita, il carisma donato alla Chiesa da Sant’Eugenio de Mazenod. Quest’anno in particolare, il Superiore Generale ha dedicato la sua lettera del 17 febbraio al tema dei Laici Associati. Sono profondamente grato per questa attenzione che ci è stata riservata, a partire dal Secondo Congresso Mondiale dei Laici e dall’ultimo Capitolo generale.

La stessa mia nomina a coordinatore del laicato rappresenta un segno tangibile di questa attenzione. Svolgo questo servizio affidandomi all’aiuto dello Spirito Santo e confidando sulla ricchezza delle esperienze vissute dai laici in tutto il mondo, testimoniate durante il congresso. Esso ci ha dato la possibilità di conoscerci e di vedere come, in tutte le parti del mondo, viviamo la nostra vocazione battesimale con modalità a volte diverse, ma sempre con il medesimo spirito Oblato. Siamo davvero parte di una famiglia grande quanto il mondo! 

Ho chiesto di poter portare avanti il mio servizio insieme ad altri laici, rappresentanti delle regioni, e a tre oblati. Sono le stesse persone che hanno partecipato alla preparazione del congresso e sono state presenti al Capitolo generale. L’ho chiesto non solo per poter contare su una preziosa collaborazione nei continenti, ma per poter lavorare “in uno stile di comunità” sinodale, laici e consacrati insieme. Per tutta la mia vita da laico Oblato ho avuto la grazia di vivere questo spirito comunitario e sinodale, ed ho avuto modo di apprezzarne l’importanza ed i frutti che porta. Anche le ore che, per il mio servizio, trascorro alla casa generalizia, sono in questo stile. Grazie all’accoglienza della comunità che vi abita, il lavorare, il parlare, il pregare e il condividere la cena insieme sono tanti piccoli semplici gesti che “fanno famiglia”.

Alla luce di ciò, mentre ci avviciniamo a due prossime imminenti ed importanti tappe del cammino, la celebrazione del Giubileo nel 2025 e la celebrazione del 200° anniversario dell’approvazione papale delle Costituzioni e delle Regole nel 2026, condivido ed invito a riflettere e condividere con gli altri alcuni spunti di riflessione, nati anche sulla scia dei tre passi lanciati dal Superiore Generale nella sua lettera, “riconoscere dando grazia, imparare, creare spazi e momenti comuni”: 

  • Come descrivo lo Spirito che mi ha attirato verso il carisma degli Oblati? Che cosa mi ha attratto del carisma? Come posso mantenere questo fuoco acceso? 
  • Come comunità, qual è il nostro attuale ministero al servizio dei poveri? Come essere sempre più in unità e comunione con gli altri laici e con gli OMI?
  • Qual è il prossimo passo da compiere nel nostro pellegrinaggio insieme come laici e oblati consacrati? 

Infine, per dare concretezza alla nostra volontà di camminare e progredire insieme, alcuni suggerimenti pratici:

  • invito i laici e gli oblati a fare riferimento ai rappresentanti delle regioni (la lista è a fondo pagina) per mantenere e rafforzare la rete di relazioni che è stata avviata con il 2° Congresso dei laici; 
  • invito a far conoscere in anticipo (sempre tramite i rappresentanti regionali) i momenti salienti della vita che si svolge come laicato, eventuali incontri o raduni a livello di unità o di regione;
  • invito a comunicare ai rappresentanti regionali i nomi dei gruppi laici presenti nelle unità e, se possibile, un punto di contatto.

Andiamo avanti così, insieme ai sacerdoti, ai fratelli, ai giovani e alle consacrate della nostra famiglia carismatica, Pellegrini di Speranza in Comunione.

Che il Signore ci benedica tutti

Stefano Dominici
Coordinatore delle associazioni laicali e laici associati

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