Consideriamo miracolo quando Dio fa la volontà di qualcuno che gli chiede qualcosa; in realtà, il vero miracolo è quando qualcuno fa ciò che Dio gli chiede.
Un elemento che indica che stiamo comminando sulla via della maturità cristiana è la tensione ad arrivare ad una adesione sempre maggiore tra ciò che noi vogliamo e ciò che Dio vuole. La strada che ci porterà a questa meta è affinare sempre più i nostri desideri fino a che questi si confondano, diventino trasparenza dei desideri di Dio.
Tutto allora, ci verrà donato, come promette Gesù.
L’immagine del Vangelo di oggi ci fa intravedere che questa unità di intenti, questa comunione profonda con Dio è possibile: la stessa linfa della vite circola nei rami in essa innestati.
Con parole diverse, altri testi ci portano in questa stessa direzione, ad esempio: «Ora noi abbiamo il pensiero di Cristo» (1Cor 2,16); a questo dato si aggiunge, poi, l’invito accorato di Paolo: «abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù» (Fil 2,5).
Se abbiamo il pensiero di Cristo e i suoi sentimenti allora veramente possiamo guardare il mondo e la storia con gli occhi di Dio e fare nostre le sue priorità valoriali che ci aiutano a discernere cosa veramente conta e ciò che passa, a distinguere tra scorie e preziosi e chiedere ciò che sta a cuore a Dio che corrisponde anche a ciò di cui veramente abbiamo bisogno. Naturalmente questo non significa che non si possa chiedere a Dio e con semplicità e fiducia affidare a Lui tutto ciò che abbiamo a cuore, anche se non fossimo arrivati alla perfezione…
Da dove partire perché i nostri desideri si avvicinino sempre più ai desideri stessi di Dio per poter così ricevere ciò che chiediamo?
Dall’accoglienza della sua Parola:
1 lettura: «Qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito» (1Gv 3,22).
Vangelo: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto» (Gv 15,7).
È la frequentazione della Parola che ci permetterà di assomigliare sempre più a Gesù, che ci aiuterà a far nostro il suo pensiero e i suoi sentimenti e a chiedere secondo il suo cuore.
La nostra esperienza, purtroppo, ci dice che dobbiamo fare i conti con i nostri limiti e le nostre fragilità. E ci accorgiamo di avere un immenso bisogno di un aiuto che Dio è pronto a darci se glielo chiediamo, lo Spirito santo (Lc 11,13).
Gesù dice: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli» (Gv 8,31).
Ma chi ci ricorderà la Parola, ce la farà capire e convincendoci della sua profonda verità ce la farà vivere? Lo Spirito Santo:
“Queste cose vi ho detto mentre sto con voi; ma sarà il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre invierà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Gv 14, 25-26).
Una parola chiave che fa’ di noi una comunità autentica, veri discepoli suoi, é il comandamento Nuovo che Gesù ci ha lasciato e che Egli stesso qualifica come ‘mio comandamento’:
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati, così anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34s).
Ma chi ci darà la forza per vivere nella qualità dell’Amore che ha contraddistinto la vita di Gesù e che ha il sapore dell’amore che si vive in Cielo? È ancora lo Spirito Santo. La carità, che è la vita di Dio, «è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
Ai suoi discepoli il Risorto affida la missione di trasmettere ciò che noi abbiamo ricevuto:
“Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepole tutte le nazioni, battezzandole … insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato…»” (Mt 28,18ss).
Ma bisogna attendere la venuta dello Spirito:
“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra.” (At 1,8)
Nei giorni scorsi qualcuno parlava dell’importanza dell’avere la passione…
Sarebbe bello averla sempre questa passione. Strada facendo, ma mano che passano gli anni, l’esperienza che ci si può trovare a fare è quella della delusione, della stanchezza, della mancanza di forze per ricominciare e questo per tanti motivi, non ultimo per le fatiche e le ferite che costellano la nostra storia.
Per vivere in sintonia col cuore di Dio abbiamo bisogno della sua grazia, grazia che si chiama Spirito santo, Colui che nel Credo è qualificato come il Signore che dona vita, Colui che dove arriva ravviva e vivifica.
Da qui l’importanza della preghiera, dell’invocazione perché Lui venga e accompagni la nostra storia, quella delle nostre realtà, della nostra Famiglia oblata, dell’Umanità intera…
È bella l’immagine finale della prima lettura che riempie di speranza anche noi:
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.
Conclusione
Ognuno di noi sicuramente ha tante cose che vorrebbe chiedere al Signore. E lo può fare con la fiducia dei figli.
Tutti insieme, come famiglia oblata che si trova alla conclusione del Congresso, uniti nel nome del Signore e credendo alla sua Parola che dice «In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà» (Mt 18,19), vogliamo chiedere luce e vita per il cammino che ci sta davanti. Chiediamogli di essere docili all’azione del suo Spirito perché nel nostro mondo di oggi che ha infinito bisogno del Vangelo che salva, possiamo essere insieme sua trasparente presenza.
p. Gennaro Rosato, superiore provinciale
Omelia in occasione della celebrazione conclusiva del Congresso dei laici oblati del territorio italiano
Sassone, 28 aprile 2024