Mi sento a casa
Anni fa, ho vissuto l’ingresso nell’Associazione Missionaria Maria Immacolata (AMMI) come una naturale evoluzione del mio essere giovane del Movimento giovanile Costruire (MGC). Sentivo mio il carisma oblato e la vocazione a viverlo in maniera adulta. Se ripenso a questo tempo trascorso, mi rendo conto che incontri, ritiri e rinnovo delle promesse, sono stati e restano momenti importanti che mi stimolano ad interrogarmi sul mio percorso quotidiano di donna, moglie, madre, collega, figlia, permettendomi di raddrizzare la mira nel percorso verso Dio. L’AMMI però non è solo struttura, è un coro di vite che si intrecciano in relazioni vere, che mi fanno sentire a casa e compresa. La comunione e l’inevitabile confronto e scambio tra generazioni, e tra laici e Oblati, per me si sono tradotte in una crescita personale e anche nell’accettare di assumere con mio marito, affiancando un’altra coppia di associati, un impegno in diocesi per l’ufficio di Pastorale familiare. Essere associata AMMI ha inciso molto anche sulla mia vita familiare: con Giacomo (mio marito) condivido il cammino, e inevitabilmente lo fanno anche i nostri figli, che, fin da piccoli, hanno partecipato ad ogni momento della vita di Famiglia oblata. Sono felice che condividano con noi tutto questo, lo ritengo importante nel compito di genitori per la trasmissione della fede. Quello che sono oggi è frutto di quella scelta iniziale che ogni anno rinnovo, e ne sono felice.

Sofia Totti, AMMI “P. Marcello Zago”, Firenze

Accoglienza
Sono entrata nell’AMMI nel 1991, avevo 21 anni e mi ero sposata da tre mesi. P. Piergiorgio Piras, la prima giornata mensile di quell’anno, era venuto a prendermi in mezzo ai ragazzi dell’MGC per ricordarmi che il mio nuovo ruolo di moglie esigeva un cambio di gruppo… Non l’ho presa bene, all’inizio, perché mi sembrava che l’AMMI fosse composta da persone troppo serie, troppo grandi, troppo impegnate in attività che non mi sembravano per nulla allegre. Ma p. Piergiorgio era un irriducibile e non volle sentire ragioni: “Quello è il tuo posto – mi disse – fidati”. A distanza di più di 25 anni ancora non mi sono pentita di averlo ascoltato: sono entrata nell’AMMI inconsapevole e leggermente scontrosa e ho trovato una famiglia accogliente e variegata che mi ha portato con sé anche quando credevo di non servire a nulla, quando avevo tre bambine piccole e tutto il mio apporto consisteva nel prendermi cura di loro, quando ero “la moglie del presidente” e stavo a casa mentre lui andava su e giù per l’Italia, quando facevo i centri di ascolto con Marco… La parola che mi viene in mente quando penso all’AMMI è accoglienza: ho incontrato tante persone in questi anni; sono stata assistente dei giovani e sono tornata a cantare e mi hanno chiamata mamma drago; ho cercato la mia strada e ho capito quale sia il mio compito e ho trovato risposte e sostegno quando ne ho avuto bisogno. L’AMMI mi ha mostrato il volto della chiesa a cui voglio appartenere, come persona e come credente, per realizzare la mia vocazione.

Lucia Crovato, AMMI “P. Mario Borzaga”, Passirano (Bs)

Spirito di unità

Il desiderio di aderire all’AMMI è nato al termine del percorso MGC. Dopo tanti anni vissuti in questo movimento, che ha tracciato in modo significativo la mia vita umana e spirituale, ho visto, nell’adesione a questa associazione, la dimensione in cui continuare a vivere, insieme ad altri fratelli, il mio essere cristiano, abbracciando il carisma oblato. Sicuramente non posso dire che il passaggio dall’MGC all’AMMI sia stato facile. D’altra parte ogni taglio, con qualcosa che segna la nostra vita, si rivela spesso faticoso, anche se sempre commisurato alle forze per poterlo superare. Questo passaggio è coinciso anche con la nascita dell’AMMI “Santolini”. Infatti, dopo il primo anno vissuto insieme ai fratelli dell’AMMI di Catanzaro, è nato il desiderio di costituire a Cosenza una nuova comunità. Anche in tal caso le difficoltà sono state diverse, ma lo spirito d’unità e il senso di appartenenza al carisma sono stati i due aspetti che hanno fatto la differenza. Siamo riusciti così a rinsaldare i rapporti tra noi e aprirci alla missione. Essendo un laico, sento che il primo ambito della missione si trova dove vivo quotidianamente: famiglia, lavoro, impegno nel sociale. A ciò si aggiunge la missione “nello straordinario”, ovvero in tutti quei momenti che, come AMMI e come Famiglia oblata, viviamo durante le missioni giovanili, popolari o altrove.

Domenico Augruso, AMMI “P. Giovanni Santolini”, Cosenza

Strumento nelle mani di Dio
Ho conosciuto la famiglia oblata passando dall’MGC fino a diventare, ormai da tanti anni, associato AMMI. Insieme alla mia comunità, sono inserito nella vita e nelle attività della mia parrocchia di appartenenza e, insieme a p. Saverio Zampa e alcuni associati, seguo la formazione dei giovani dell’MGC; da qualche anno inoltre mi occupo della preparazione alla cresima per adulti. Grazie a questa appartenenza, ho sentito la necessità e la voglia di aderire con maggiore responsabilità alla chiama- ta di Dio. Ho iniziato così a conoscere meglio Gesù e a fare amicizia con Lui, scoprendo la bellezza e l’importanza della sua presenza nella mia vita. La mia vita cristiana ha assunto una nuova modalità, centrata sulla ricerca e la voglia di incontrarlo nei fratelli, di servirlo nel quotidiano: in famiglia, con gli amici, in comunità, a lavoro (a bordo delle navi sulle quali sono stato imbarcato per tanti anni e nelle caserme), fino a diventare il mio stile di vita, la mia vocazione. Tutto ciò ha contribuito a farmi trovare il mio posto nella chiesa, proprio in risposta alla chiamata di Gesù, sull’esempio del carisma di sant’Eugenio. Facendo riferimento a Maria Immacolata, che il fondatore degli Oblati ha scelto quale patrona e protettrice, ho capito che anche il mio percorso, in qualche modo, è stato positivamente condizionato dall’esperienza di Maria. Il suo sì è prima di tutto un sì che accoglie Gesù, ma che non lo tiene per sé gelosamente, ma si proietta verso l’altro per farne dono, diventando così un sì missionario. Da Maria Immacolata ho imparato, talvolta anche con fatica, a non fermarmi davanti alle difficoltà e ad essere sempre attento ad accogliere Gesù dentro di me, non solo per gioire della sua presenza, ma per sentire la necessità e “l’ansia” di donarlo agli altri. Da qui il mio sentirmi missionario e strumento nelle sue mani.

Tommy Marraffa, AMMI “S. Eugenio”, Taranto

Rispondere ad una vocazione
La scelta di far parte dell’AMMI è nata, in un certo senso, con il nostro cammino di coppia. Entrambi veniamo da un lungo percorso all’interno dell’MGC, e alla ne di questo percorso ci chiedevamo come avremmo continuato. Per noi era chiara l’appartenenza al carisma mazenodiano, così come forte era il legame con gli Oblati e in particolare con la Famiglia oblata del territorio romano che ci ha “adottato”, essendo “migrati” a Roma dal sud Italia. La scelta di avvicinarci all’AMMI è stata ponderata, ci sembrava molto naturale, ma non volevamo darla per scontata. Durante il primo anno di fidanzamento, man mano che il nostro cammino di coppia cresceva, cercavamo di capire anche questa vocazione. L’anno di preparazione al matrimonio è poi coinciso con l’anno di pre-AMMI: mentre ci preparavamo per costruire la nostra nuova famiglia, ci preparavamo an- che per entrare in una famiglia più grande, fatta di fratelli e sorelle spirituali. Per noi l’appartenenza a questa associazione è stata quindi come rispondere a una vocazione: il posto che Dio ti prepara nella chiesa, un posto in cui vivere la comunione, la formazione, la missione alla luce del carisma di sant’Eugenio, elemento imprescindibile per noi. È un posto che ci aiuta anche come giovane coppia di sposi e come giovane famiglia, dove facciamo esperienza di carità fraterna, una comunità dove troviamo confronto e sostegno, sia nella preghiera che nelle necessità concrete. E proprio come la nostra famiglia si costruisce giorno dopo giorno, così anche la comunità, Non dobbiamo mai darla per scontata, ma lavorarci, con passione, e viverla, senza dimenticare lo slancio e l’apertura verso il mondo.

Enzo Altomonte e Mariasara Castaldo, AMMI “Gabry”, Roma

A servizio degli altri
Il mio cammino è legato in maniera imprescindibile ad un’esperienza molto forte di comunità, che mi ha affascinato agli inizi di questo percorso ed ancora oggi rappresenta un’esperienza fondamentale. Sono trascorsi quasi 40 anni da quando un gruppo di ragazzi mi ha fatto scoprire, in una giornata giovanile presso la comunità dei Missionari OMI di Messina, la bellezza dello stare insieme e la gioia di incontrare l’altro senza giudizi o pregiudizi. Ancora oggi mi porto dentro quella sensazione di pienezza, che continua a guidare i miei passi, imparando nel tempo a dare un nome a questa gioia sempre da ricercare e sempre nuova: la presenza di Gesù che ci fa una cosa sola. Il mio cammino spirituale, caratterizzato da questo timbro comunitario, mi ha portato a vivere tantissime esperienze nella comunità della missione a Messina, nell’MGC allora nascente, passando attraverso l’esperienza del Centro giovanile a Marino alla ricerca del progetto di Dio per la mia vita, no ad approda- re, come un’evoluzione naturale del mio essere laico Oblato, nell’Associazione Missionaria Maria Immacolata, nella quale sono associato dagli anni ’80. All’interno dell’AMMI ho potuto approfondire la mia esperienza attraverso momenti d’incontro, conoscenza, spiritualità, di festa, costruendo tanti rapporti personali che ancora oggi sono alimentati da una fraternità che continua a legarci anche a distanza. Sento che Dio ha lavorato sulla mia anima e sulla mia umanità, facendomi crescere, più per merito suo che mio, in sapienza, donando- mi molte grazie, facendomi scoprire attraverso i tanti fratelli che ho in- contrato nel percorso e con i quali ho condiviso un tratto del mio andare (compagni di scuola, amici, missionari, laici impegnati) i talenti che mi ha donato, per metterli al servizio degli altri.

Nino D’Andrea, AMMI “Emmaus”, Messina

Il carisma al centro
Lavorare con i laici, cosa si prova? Mi verrebbe da rispondere che, pur essendo un Oblato, un consacrato, un sacerdote, sono laico! Cioè cristiano, battezzato, parte della chiesa e felice di esserlo con la mia vocazione specifica, di donazione a Dio e al servizio del suo popolo. In questi anni, in modo particolare quelli in cui mi è stato chiesto di essere l’assistente nazionale dell’AMMI, condividere un cammino cristiano, di comunione e missione con i laici è stata una continua e piacevole sfida. Alle volte c’è uno scambio di “fraterne accuse”: i laici che si sentono “utilizzati” e non coinvolti nella vita e nella missione oblata. Gli Oblati che vorrebbero i laici più preparati ed attivi nella chiesa e nel sociale, ed altre questioni simili. Ho vissuto questa tensione che mi ha fatto sperimentare l’importanza della posta in gioco: essere chiesa, nel mondo di oggi. Continuo a viverla anche in ambito “carismatico” e colgo la bellezza di un’espressione che gradualmente si fa strada nel cuore e nella mente di coloro che hanno incontrato e vissuto il carisma di S. Eugenio: il carisma al centro! Il primo atteggiamento che ho cercato di vivere da laico, da oblato, è stato “decentrarmi”. Evidentemente è Cristo il centro della nostra vita, è lui che seguiamo, che ci fa sperimentare la bellezza di essere fratelli e sorelle uniti nel suo nome. È lui che ci invia e ci fa vivere la sua missione, che ci coinvolge nel suo mistero di salvezza per rendere presente il Regno di Dio nell’umanità di oggi. Il “carisma al centro” è signi cato per me essere in costante ascolto dei laici, del loro essere protagonisti del carisma con la loro speci cità, sia nell’ambito ecclesiale che sociale. Con le loro competenze, la professionalità, il “senso d’umanità”, da cui ho imparato tanto. È un continuo mettermi in gioco, fuori dai ruoli, cosciente della mia vocazione e del servizio che mi viene chiesto, per intercettare i bisogni dell’umanità di oggi e vivere la missione insieme con i laici, perché tutti parte dello stesso popolo di Dio. È facile? No! Ma non impossibile: è la sfida del vivere la Speranza del Vangelo.

Angelo Capuano OMI, Assistente nazionale dell’AMMI

La famiglia carismatica oblata
Quando il superiore provinciale, 5 anni fa, mi propose di essere il suo successore come assistente dell’AMMI della zona romana, ho pensato che me lo chiedesse perché, essendo l’ultimo arrivato dalla Spagna, ero l’Oblato in zona con meno cose da fare. Dio possa perdonare i miei cattivi pensieri! Da poco ho scoperto, con sorpresa, che sono stati i laici a suggerire il mio nome. Mi sembra di capire che loro avevano intuito, quasi senza conoscermi, la mia passione per il carisma condiviso, che veniva da lontano. Dai tempi in cui ero scolastico ho colto una chiamata che credo lo Spirito ci faccia sempre di più: l’esperienza della famiglia carismatica oblata. Ho scoperto l’unità del carisma nella diversità degli stati di vita come un’enorme potenza per la nostra vita e la nostra missione, che quadrava perfettamente nella visione della chiesa-comunione del Concilio Vaticano II. Un’intuizione, quasi una convinzione, mi accompagna come Oblato sacerdote: il futuro del carisma oblato o sarà insieme ai laici, o non sarà! Come assistente dell’AMMI di Roma e poi come consigliere nazionale ho ritrovato, in modalità diverse (dovute alle differenze culturali e storiche), quell’esperienza già fatta in Spagna di camminare, consacrati e laici, insieme. Sperimento la bellezza di crescere come fratelli, senza graduatorie, superando il clericalismo, come papa Francesco ci chiede, imparando gli uni dagli altri a sostenerci a vicenda nel comune cammino della vita cristiana con “stile oblato”. Tuttavia non nascondo che trovo delle difficoltà, dovute alle nostre fragilità personali, ma anche alle strutture e mentalità che ancora ci trasciniamo, Oblati e laici, otri vecchi del passato che fanno fatica a esprimere la novità di questa esperienza. Continuiamo a lavorare con pazienza, con la consapevolezza che i tempi di Dio sono lunghi e che lo Spirito non smette mai di soffiare.

David Lopez OMI, Assistente comunità AMMI di Roma

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