L’impegno della chiesa cattolica verso i poveri non si può assimilare a quello delle Organizzazioni non governative (ONG). Queste svolgono una lodevole mole di lavoro con progetti che mettono la persona al centro e sono impegnate in zone a volte molto gravose a causa di guerre, calamità naturali, precarietà sanitaria o corruzione. Al di là di alcune speculazioni (sempre possibili come dimostrano i fatti), le ONG sono un fiore all’occhiello della nostra Italia e mantengono alta l’attenzione, la solidarietà del nostro Paese e la cooperazione a favore di quegli scenari di povertà, dove scarsi mezzi tolgono la speranza e dove sono spesso calpestati i diritti umani.
Per chi è animato da una fede e fa di Cristo il suo punto di riferimento, la vicinanza ai poveri è anzitutto vivere il “qualunque cosa avete fatto al più piccolo, l’avete fatta a me”. Non si tratta solo di volontariato, filantropismo o di un sentimento. Quel brano del Vangelo di Matteo, capitolo 25, dove si parla del giudizio alla fine dei tempi, e di varie situazioni umane possibili (fame, sete, trovarsi ad essere forestiero, nudo, malato o in carcere) risuona sempre preciso ed esigente. Non ci sono troppe interpretazioni da dare: Gesù si identifica con gli ultimi, i sofferenti, i poveri dai molteplici volti. Amandoli e servendoli si ama e si serve Cristo. Quelle parole risuonano come un imperativo all’azione dopo aver pregato e coltivato nel cuore le giuste intenzioni.
Il lavoro della Procura delle missioni estere della Provincia mediterranea dei Missionari OMI e i progetti di cui dà conto in questo numero di Missioni OMI, sono un’azione concreta di vicinanza e solidarietà verso coloro che si trovano in situazioni di povertà e disagio. Guinea Bissau, Senegal, Venezuela sono paesi noti a chi legge Missioni OMI perché luoghi dove operano tanti nostri missionari che annunciano il Vangelo e ascoltano “il grido” di migliaia di poveri che accolgono con rispetto e attenzione materna. Conoscere è utile per non chiudersi nei propri mondi e per cogliere la necessità di una fraternità universale che ci rende autentici abitanti del Pianeta. Sensibili e pronti anche a ridimensionare il proprio tenore di vita per andare incontro alle necessità. Certi che nella condivisione dimora il futuro, sostituendo l’uso dei beni al loro possesso, l’accesso ai beni alla loro proprietà, il prendersi cura dell’altro all’indifferenza. Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima 2018 scriveva: “come vorrei che anche nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi pensassimo che… ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli”.
(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, da Missioni OMI 4/2018)