Primi anni di sacerdozio, missione popolare in Toscana. Imparo il ‘mestiere’ da un missionario itinerante di grande esperienza: padre Ettore Andrich. Il programma della missione è abbastanza approssimativo, qualcosa sulla carta c’è. Ci sono soprattutto delle catechesi serali per gli adulti, liturgie della Parola e simboli che parlano al cuore e all’intelligenza dei partecipanti. Contenuti che favoriscono l’interiorizzazione e la memoria. In un incontro di preparazione tra noi missionari Ettore ha la brillante idea di affidare a me una delle catechesi. E mi dice: “Stiamo trattando il Credo. Potresti fare una catechesi commentando le parolegenerato non creato”. Balbetto qualcosa. Negli anni di teologia non ricordavo di essermi troppo soffermato su questa verità della nostra fede che ripetiamo sempre nella formula del Credo.
I giorni del Natale si avvicinano alla fine di un anno sicuramente intenso e ricco. Si avvicina il tempo della con- templazione di tale generazione. Di ac- coglienza e ascolto del Verbo di Dio. E nasce nel cuore la gratitudine perché di salvezza abbiamo bisogno sempre, di salvezza ha necessità il mondo e ogni essere umano. Gesù è generato, non è stato creato. Dio opera un’azione creatrice come ci ricorda il racconto della Genesi. Ma il Figlio non rientra in questa azione, perché procede dal Padre con uno sviluppo generativo. Come in natura un figlio è generato, così c’è una filiazione divina che genera il Figlio, vero Dio e vero uomo, inviato dal Padre come redentore. La missione si potrebbe definire proprio come l’annuncio di tale generazione: il Figlio Salvatore, immagine del Padre amorevole, primo inviato della storia, si china a nome del Padre sulle ferite dell’umanità per portarle con sé e redimerle.
I viaggi in terre di missione sono un annuncio di questa buona notizia. Lungi dall’essere settimane di turismo o periodi che assomigliano ai programmi televisivi girati in terre esotiche, sono momenti di condivisione e solidarietà, di conoscenza di mondi lontani, diversi dal proprio, in cui i missionari si spendono per l’annuncio del Salvatore e per aiutare persone disagiate e bisognose. Considerare i poveri, incontrarli, imparare da loro (senza mitizzare, però!) la semplicità della vita, è esercizio di autentica vita cristiana, perché Dio lo si incontra nella preghiera e nella contemplazione, ma anche nel prossimo, soprattutto negli indigenti. Natale è il tempo dell’apertura e della solidarietà, della nascita nella povertà. Auguri ai nostri lettori. Che sia un tempo di contemplazione e azione. Di generazione di un mondo migliore perché amato continuamente da Dio e corroborato dal nostro impegno.
(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, da Missioni OMI 12/2018)