LE RELAZIONI
Gesù esultò nello Spirito Santo (Lc 10,21-24)
In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l’udirono».
Riflessione
“Il motivo della gioia di Gesù è la gioia degli amici ed il loro benessere. Nell’ascoltare la loro esperienza e nel percepire la loro allegria, anche Gesù sente una profonda gioia. Gesù li chiama “piccoli”. Chi sono i “piccoli”? Sono i settantadue discepoli che ritornano dalla missione: padri e madri di famiglia, ragazzi e ragazze, sposati e nubili, vecchi e giovani. (…..)
Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un pò caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in se stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo. E’ necessario aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli ed accentandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. E’ anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità. I discepoli sono chiamati a vivere come comunità, a dare testimonianza di un’appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova. Non lasciamoci rubare la comunità”
(Papa Francesco – Evangelii Gaudium)
L’amicizia tra Tempier e Eugenio
Eugenio trovò in Tempier l’amico “ nel senso pieno del termine”. Nella lettera del 13 dicembre 1815, Eugenio scriveva: “ Il mio cuore mi ha fatto sentire, caro amico e buon fratello, che voi siete la persona che il buon Dio mi ha riservato per essere la mia consolazione”. L’affetto e la fiducia in De Mazenod, hanno avuto un effetto positivo su Tempier, che è sempre stato profondamente attaccato al suo superiore ed amico e gli è stato intensamente devoto. Molto meno emotivo, la sua amicizia è più effettiva che affettiva.
La loro amicizia fu sincera, schietta, anche scherzosa. Gli scritti del fondatore raccontano diversi aneddoti in cui appaiono la spontaneità delle relazioni, la gioia di stare insieme e di prendersi benevolmente in giro. Il sabato 31 ottobre 1840, al termine del ritiro annuale ed alla vigilia della rinnovazione dei voti, P. Tempier dimentica di ascoltare la confessione del Fondatore. Quest’ultimo gli manda, a tarda sera, un biglietto che termina con queste parole:” Tutte le tue dimenticanze, mi fanno decidere di condannarti senza pietà a venire da me subito questa stasera. Prego Dio che ti custodisca e soprattutto che ti dia un pò più di memoria.”
L’amicizia tra Eugenio e Tempier, fu dunque un’amicizia come doveva esserci tra due anime predestinate alla creazione di una grande opera. La chiamata del ns. Fondatore meritava di essere accolta da P. Tempier, e P. Tempier, meritava di essere chiamato dal ns. Fondatore. Queste due anime sono state fatte per capirsi, per unirsi, per completarsi e per concorrere nella misura della loro rispettiva vocazione, alla realizzazione dell’opera di Dio.“De Mazenod – Tempier, un’amicizia sincera” (F.Ciardi OMI)
Testimonianza
La parola centrale che caratterizza il cammino iniziato lo scorso anno è “relazione”. Per ciascuno ha significato rompere l’isolamento e la solitudine ed entrare in un rapporto che ci offra il senso della casa, l’esperienza di appartenere a qualcuno, un senso di sicurezza e il sentimento di avere un buon rapporto con gli altri
Quest’esperienza di relazioni ha significato…….
…. CAPIRE CHE NON SI PUO’, ESSERE FELICI DA SOLI quando noi coppie dell’Ammi, abbiamo accolto la richiesta di padre Nicola per trasmettere alle coppie dei fidanzati (che fanno il loro cammino di formazione alla vita di fede e di comunione coniugale nella parrocchia di Santa Maria a Vico) che “essere AMMI è bello”. Con la nostra presenza e “incisiva testimonianza” (cit. P. Nicola) durante l’incontro abbiamo condiviso in modo semplice il nostro quotidiano: cosa significa l’esperienza di appartenere a qualcuno; cosa significa “essere per l’altro” collocando il nostro baricentro fuori di noi stessi, sentirci ricchi senza rinunciare alla propria individualità; cosa significa condividere l’amore per Dio, che ci chiede del tempo, che ci chiede di fare rinunce ma che permea tutta la nostra vita, che senza diventerebbe vuota e insignificante. (Attilio e Annalisa, Pina e Nunzio)
…. ROMPERE L’ISOLAMENTO AFFETTIVO quando mi sono ritrovata a instaurare nuove relazioni dopo il primo incarico annuale in una scuola statale, ad insegnare in una realtà difficile di forte disagio economico e sociale dove i miei piccoli alunni vivono quotidianamente in un clima di illegalità … e nonostante la fatica e le difficoltà di ogni giorno è stato bello trovare una mattina sulla lavagna “ti amiamo prof. tutta la classe”(Rosangela)
…..OFFRIRE IL SENSO DELLA CASA quando mi relaziono con i genitori dei miei alunni, cercando di scegliere le parole che non urtino la loro sensibilità; avendo la consapevolezza che quel tempo limitato, che mi viene donato per incontrare l’altro, occorre a farli sentire accolti e a far sì che anche da una situazione difficile possa emergere il positivo per lasciarli con un sorriso (Valentina)
….ENTRARE IN ASCOLTO quando tornando a casa, nonostante la stanchezza accumulata dopo una lunga giornata di lavoro, Dio ti chiede di far trasparire il Suo amore attraverso di te nel momento in cui entri in relazione con quel carabiniere di turno, che controvoglia e infreddolito fa il suo lavoro, ma riconosce in te una persona accogliente fino al punto di chiederti di andare a prendere qualche volta un caffè insieme. (Andrea)