Un saluto fraterno a tutti i Missionari Oblati e a quanti nel mondo vivono il nostro carisma.
Il 25 gennaio, Festa della Conversione di San Paolo, celebriamo i 203 anni della nascita della Congregazione. Concludiamo anche “L’Anno delle vocazioni oblate”, che ha voluto rispondere all’iniziativa presa dai Congressi sulla Pastorale giovanile e sulle Vocazioni oblate e ripresa dal Capitolo del 2016. L’Anno delle Vocazioni Oblate ha risvegliato nella Congregazione una maggior coscienza sul futuro che l’attende, quale strumento missionario di evangelizzazione nella Chiesa. Siamo chiamati a pregare e a lavorare per gli Oblati professi, che vivranno il carisma di Sant’Eugenio di Mazenod.
Ripercorrendo l’anno trascorso, vibrano in me tre particolari pensieri e sentimenti: gratitudine, impegno, conversione.
Gratitudine. La Congregazione ringrazia il Signore per il dono dell’Anno delle Vocazioni oblate, che ci ha fatto capire che la pastorale vocazionale non si limita alla mera designazione di un Oblato “reclutatore” di giovani per la missione. Il ministero delle vocazioni è una componente essenziale della vita e della missione di ogni Unità e riguarda tutti: Oblati, laici, altri religiosi ecc. Ringraziamo perciò quelle Unità che hanno preso iniziative creative e coraggiose per rinnovare il ministero delle vocazioni, nonostante situazioni a volte estremamente difficili. E un sentito ringraziamento lo dobbiamo anche agli Associati laici, che hanno dato un valido contributo a questo impegno.
Sia ringraziato il Signore anche perché quest’Anno Vocazionale ci ha offerto l’opportunità di sollecitare ragazzi e ragazze a impegnarsi in una delle molteplici forme del carisma, vissuto da gruppi di laici nelle parrocchie oblate di tutto il mondo, da uomini e donne negli Istituti Secolari o nelle Congregazioni religiose, da seminaristi e donne consacrate. Siamo tutti impegnati ad accompagnare i giovani nel discernimento sulla vocazione oblata in una delle sue molteplici espressioni.
Impegno. Questa parola ci richiama alla responsabilità che abbiamo di presentare ai giovani la vita e la missione oblata, incoraggiandone la generosità, l’entusiasmo e la capacità di sognare il servizio della missione di Dio. Sappiamo che un impegno definitivo spesso spaventa i giovani di oggi. Per questo dobbiamo essere proattivi, prendendo l’iniziativa di invitarli a conoscere il carisma oblato e poi pazientemente camminare con loro. L’impegno di ogni Oblato nel ministero delle vocazioni esprime a sua volta l’amore per i poveri, che chiedono la salvezza, e la convinzione che la vocazione oblata occupa un posto importante nella missione della Chiesa. Ricordiamo il messaggio che Papa Francesco ci ha rivolto, il 7 ottobre 2016, quando ha parlato ai membri del Capitolo Generale e ha parlato del nostro futuro e del bisogno che la Chiesa ha del nostro carisma.
Conversione. L’Anno delle vocazioni oblate è un appello alla conversione per quanti vogliono vivere il carisma oblato. Dobbiamo essere segni di vita comunitaria, caratterizzata da gioia, felicità, preghiera e perdono, in spirito di accoglienza, alimentata dalla condivisione fraterna. Solo la testimonianza di un autentico amore evangelico tra noi attrarrà le persone a far propria la nostra missione. La conversione permanente, che conduce a una vita di santità, è necessaria per permettere agli altri di sperimentare ciò che Eugenio de Mazenod voleva: carità tra noi e passione per la missione con i poveri.
Invito tutti a ringraziare Dio per quest’Anno speciale. Dobbiamo intensificare l’impegno per una culturadelle vocazioni nelle Unità; sentire ancora Eugenio de Mazenod che ci richiama a una costante conversione sulla via della santità, forse più urgente oggi che ai suoi tempi. La Chiesa ha veramente bisogno di santi, uomini e donne, che vivano il loro battesimo come missionari, in prima linea, profeti, accanto agli esclusi dalla società.
Il Sinodo dei giovani dell’ottobre 2018, con il tema “Fede e discernimento vocazionale”, è stato una meravigliosa conferma dell’Anno delle vocazioni oblate. Ha invitato la Chiesa ad essere, una comunità che, con gli stessi giovani, ascolta, accompagna, discerne le vocazioni.
È Maria, la Madre di Gesù, che ci incoraggia sempre “a fare tutto ciò che Egli ci dice”. Possa la Madre buona aiutarci a vivere la grazia ricevuta in questo Anno delle vocazioni oblate.
Sia lodato Gesù Cristo e Maria Immacolata!
Padre Louis Lougen, OMI
Roma, 25 gennaio 2019