Carissimi Confratelli Oblati, Consacrate e Laici della Famiglia Oblata,
tra pochi giorni inizieremo il cammino della Quaresima che ci porterà alla festa per eccellenza della vita cristiana: la Pasqua. Tutti abbiamo imparato da piccoli che la Quaresima è un tempo privilegiato per la conversione. Mi sono chiesto: come missionari, in che cosa dovremmo convertirci? Il verbo che caratterizza la nostra vita è un verbo di movimento, “andare”. Di per sé, però, mentre andiamo dovremmo saper coniugare un altro verbo, anch’esso di movimento, “ritornare”. L’itinerario di conversione potrebbe essere quello di diventare esperti del ritornare per poter andare.
Nel vangelo di Luca ci sono tre viaggi di ritorno a cui brevemente accenno.
Il primo è quello del figliol prodigo. È il viaggio di chi prende la decisione di mettersi in cammino per tornare all’origine: il figlio che si allontana da casa ad un certo punto si rende conto che non è possibile veder fiorire la propria vita se staccata da chi, questa vita, te l’ha data. È una legge di natura: il ramo che vuol portare frutto deve essere agganciato alla radice. Per questo “Partì e si incamminò verso suo padre” (Lc 15,20) che, da parte sua, non solo lo ha accolto ma gli ha ridato la dignità di figlio (Lc 15,22). È un viaggio importante perché ci ricorda una dimensione fondamentale della vita in cammino: l’Amore misericordioso di Dio. Scoprire l’Amore personale e rigenerante di Dio è il presupposto imprescindibile per poter cominciare e ricominciare a camminare.
L’evangelista Luca ci parla poi di un secondo viaggio, quello del samaritano lebbroso: quando si accorge di essere guarito, ritorna da Gesù per ringraziarlo: «Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo» (Lc 17,15s). Tornare per ringraziare significa saper vivere con gli occhi aperti, capaci di riconoscere il continuo interessamento di Dio per la propria vita. Il discepolo autentico sa ringraziare Dio sempre, anche nei momenti del dolore, nei quali continua a credere nell’amore di Dio per Lui nonostante le apparenze contrarie. E ringrazia abbandonandosi fiducioso nelle braccia dell’Onnipotente Amore.
Il terzo viaggio è quello dei due discepoli che tornano ad Emmaus tristi e con una lettura negativa dei fatti successi a Gerusalemme (Lc 24, 14ss). Gesù si fa compagno di strada e presenta loro, a partire dalle S. Scritture, una lettura diversa e positiva degli stessi fatti accaduti a Gerusalemme. L’incontro con Gesù risolve la loro tristezza e la loro sfiducia lascia il posto a inattese prospettive di vita. La presenza del Risorto, la sua parola (Lc 24,32) e il suo pane spezzato e condiviso (Lc 24,30-31) trasformano il cuore dei discepoli rendendoli testimoni gioiosi del Vangelo (Lc 24,33ss).
Questi tre tipi di viaggio devono diventare sempre più patrimonio dei discepoli chiamati poi a diventare anche apostoli, evangelizzatori. Si potrà andare ad annunciare il Vangelo nella misura in cui
- si è fatta – e si continua a fare – esperienza personale della misericordia di Dio che è amore e che attira a Lui come alla sorgente della propria vita. Non è questo il primo contenuto da offrire ai destinatari della missione?
- si ha la semplicità del rapporto con Lui e si hanno occhi per vederLo presente e continuamente all’opera, anche dove non sembrerebbe (da qui il ringraziamento). Non è questo un esercizio vitale da consegnare a chi si incontra nell’azione missionaria?
- si fa esperienza di sentire il cuore riscaldato dall’ascolto della sua Parola (che getta luce nuova sulla propria vita e sulla storia) e si accoglie il Pane offerto-spezzato-condiviso come dono vivificante e chiave di interpretazione per vivere nella verità la propria vita. Non è questo un prezioso itinerario formativo da proporre a tutti?
Maria ci aiuti a vivere questo tempo di preparazione alla Pasqua nella disponibilità a tener vivi questi viaggi di ritorno che caratterizzano la vita del discepolo che vuole essere missionario.
Ricordiamoci di pregare sempre gli uni per gli altri.
p. Gennaro Rosato omi
Superiore provinciale