Lettera del superiore generale p. Louis Lougen per la festa di Sant’Eugenio de Mazenod – 21 maggio 2020
Cari Oblati e tutti i nostri Fratelli e Sorelle che vivono del Carisma Oblato,
Possiate celebrare con gioia sant’Eugenio de Mazenod!
In pochissimo tempo, le nostre vite sono state radicalmente cambiate dalla pandemia di coronavirus. Chi non è stato colpito? Molto rapidamente, la pandemia ha preso il controllo delle nostre vite. Tutti i tipi di media continuavano a metterci di fronte alle notizie e alle immagini di attualità: città di milioni di persone chiuse, strade vuote, ospedali sovraffollati, con operatori sanitari esausti, obitori senza spazio per i corpi dei defunti, cifre su cifre di coloro che hanno contratto il virus e quelli che sono morti. Mascherine, gel per le mani, distanziamento sociale, chiusure e servizi essenziali hanno conquistato il nostro vocabolario quotidiano. Abbiamo visto il dolore lancinante causato dal virus e così tante persone che morivano da sole, isolate, separate dai loro cari, spesso senza il conforto dei sacramenti. Incertezza, paura, ansia e stress; disoccupazione, nessun salario, fame. I poveri, i più duramente colpiti dalla pandemia.
Le chiese, al culmine dell’anno liturgico, Settimana Santa e Triduo pasquale, erano chiuse e vuote. Molte persone hanno espresso la loro grande tristezza per essere state escluse dalle liturgie di quei giorni e per l’inaccessibilità ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Le celebrazioni in diretta dell’Eucaristia arrivavano via Internet e aiutavano a colmare un vuoto. Chi non è stato molto commosso nel vedere Papa Francesco, il 27 marzo, camminare sotto la pioggia, di fronte a una piazza San Pietro vuota, per impartire la benedizione Urbi e Orbi? Il Papa ha espresso così il dolore del mondo e la nostra irremovibile fiducia che Dio è in mezzo a noi e ci tiene teneramente vicino a lui.
Abbiamo perso alcuni dei nostri fratelli Oblati e membri della famiglia Oblata in questa pandemia. Nel momento in cui scrivo, sono a conoscenza di cinque Oblati morti per COVID-19. Preghiamo anche per altre sei persone che hanno contratto il coronavirus e le cui condizioni sono molto gravi.
Gli Oblati e i nostri fratelli e sorelle che vivono il carisma Oblato hanno aperto le mani molte volte e in modo creativo per continuare il ministero e mettersi a disposizione della gente, nel rispetto del distanziamento sociale e delle misure precauzionali. Per i poveri, le persone bloccate in casa, i senzatetto, hanno preparato e distribuito borse e scatole con generi di prima necessità, cibo e medicine, maschere e gel antisettici. Nonostante malattia e morte, paura e stress, ci sono stati anche buoni segni di solidarietà, generosità e coraggio. P. Shanil Jayawardena, il nostro direttore del Servizio delle comunicazioni oblate, ha raccolto da tutta la Congregazione la testimonianza di Oblati e di laici che vivono il carisma di Sant’Eugenio, nelle circostanze più diverse e con i mezzi più diversi. Vi prego di prendere un po’ di tempo per guardare il nostro sito, www.omiworld.org, e vedere cosa hanno fatto gli Oblati e i nostri collaboratori.
Due anni fa, uno dei nostri prenovizi ha espresso questo pensiero:
“Gli Oblati non sono una congregazione del passato ma del presente e persino del futuro, tanto più se prendiamo in considerazione il mondo di oggi. Siamo nati per tempi come questo”.
Non c’è una specie di scintilla di sant’Eugenio de Mazenod in questa espressione? Siamo nati per tempi come questo: un periodo di paura, angoscia, confusione e incertezza, in cui i più abbandonati, i più poveri, soffrono le maggiori difficoltà. E allo stesso tempo, un periodo che offre nuove prospettive, nuove possibilità, nuove sfide, chiamandoci radicalmente a svegliarci e a prenderci cura della nostra casa comune e dei suoi popoli. Grazie a tutti per i vostri sforzi creativi al servizio dei nostri fratelli e sorelle durante questa pandemia. A volte, a rischio della vostra salute, avete fornito un aiuto spirituale e materiale necessario al popolo di Dio, in particolare a quelli che sono i più dimenticati nella società, quelli che non hanno accesso ai sistemi sanitari, quelli che vivono in condizioni disastrose, i poveri dai molteplici volti. Vi ringrazio!
Oggi iniziamo la nostra Settimana oblata di preghiera per le vocazioni. Sono giorni di grazia tra la solennità di sant’Eugenio e la festa del beato Joseph Gérard. Questa è un’opportunità per riflettere sulla nostra azione per coinvolgere i giovani nella missione di Dio, nella Chiesa, con gli Oblati. Le parole del prenovizio, “siamo nati per dei tempi come questo” possono certamente motivarci nel nostro ministero vocazionale.
Visitando la Congregazione, sono impressionato dal fatto che in molte unità c’è un chiaro impegno per le vocazioni. Questo è più evidente quando la leadership provinciale fa tre cose. Innanzitutto, dà priorità al ministero delle vocazioni come una parte importante del suo ministero di leadership e della visione missionaria dell’Unità. In secondo luogo, esprime questo impegno chiamando e preparando un Oblato per il ministero delle vocazioni a tempo pieno, all’interno dell’Unità, e formando un comitato vocazionale di diversi membri, tra cui laici e altre persone consacrate che vivono il carisma oblato. In terzo luogo, quando, oltre a questi due elementi essenziali, la direzione dell’Unità coinvolge tutti i membri dell’Unità nella creazione di un piano generale coerente per il ministero delle vocazioni, con l’organizzazione di distretti per l’animazione delle vocazioni locali.
Una mancanza di impegno nel ministero delle vocazioni si vede chiaramente quando un Oblato viene nominato direttore delle vocazioni, e in seguito viene incaricato di un altro ministero, ad esempio in una parrocchia o in una scuola. Il ministero delle vocazioni richiede impegno a tempo pieno, lavoro assiduo e sostegno deciso da parte della leadership. Abbiamo bisogno di un Oblato che brucia d’amore per il carisma, che crede nella nostra vita e nel nostro futuro ed è testimone della gioia della vita Oblata.
Senza nuovi membri, non saremo in grado di rispondere agli appelli della missione. Durante questa settimana speciale, preghiamo per le vocazioni nella nostra Congregazione e per le molte altre forme di vita che sono espressioni del carisma di sant’Eugenio, ma ciò non basta! Siamo anche chiamati all’azione, a fare qualcosa! Non accontentiamoci di scarsi risultati. Non ripetiamo più questo mantra: abbiamo dato il nostro contributo alla missione e ora possiamo scomparire; è come un “augurio di morte” davvero mortale. Chiedo a sant’Eugenio di infiammarci perché siamo creativi e audaci nella “pesca” dei discepoli di Gesù che abbracciano il nostro carisma. Invito ognuno di noi ad essere attento a sostenere attivamente coloro che hanno questa responsabilità particolare riguardo al ministero delle vocazioni, a esprimere loro la nostra gratitudine e a pregare per loro, perché sono stati chiamati a uno dei ministeri più difficili. “Siamo nati per tempi come questo!”
Possa la Madonna, consolatrice degli afflitti e salute dei malati, camminare con noi in questo momento.
Vostro fratello Oblato in Gesù Cristo e Maria Immacolata,
Padre Louis Lougen, OMI
21 maggio 2020