Ricorderemo a lungo questo 2020 che accompagniamo alla fine e dopo di noi lo citeranno le generazioni che verranno. L’anno della pandemia da coronavirus: un’esperienza globale che ha accomunato il Pianeta a tutte le latitudini un secolo dopo l’influenza spagnola che tra il 1918 e il 1920 aveva falcidiato 50 milioni di persone. Tra paure, numeri sui contagi e sull’economia, seconda ondata, possibili chiusure localizzate, attesa del vaccino, elogi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità all’Italia per il comportamento durante la fase critica della prima ondata… siamo arrivati a Natale, alla memoria del Dio-con-noi, di cui quest’anno più che mai sentiamo la vicinanza. A lui abbiamo affidato nel corso di questo lungo anno, le speranze, ma anche i familiari e gli amici che ci hanno improvvisamente lasciato.
La pandemia minaccia soprattutto chi e quanto c’è di più fragile nelle nostre società: le persone con condizioni di salute difficile, i ragazzi che sono privati dell’istruzione in presenza, le persone anziane e sole, i lavoratori precari… La voce dei deboli ci è parsa, in alcun frangenti, ascoltata dalle istituzioni civili e religiose: un segno di civiltà e di vero progresso. Sono rimaste in piedi (per fortuna) le strutture: il governo del Paese, la filiera industriale di base, il sistema sanitario messo severamente alla prova. Anche a livello ecclesiale le strutture (diocesi, parrocchie, conferenze episcopali) tengono in piedi la situazione continuando a garantire quell’impalcatura stabile e necessaria perché la casa non crolli e sia garantita una vicinanza alla gente spesso smarrita e in difficoltà.
Si avverte tuttavia il bisogno di una profezia, di un soffio potente che a livello civile ed ecclesiale riaccenda la speranza, aiuti ad interpretare, indichi la direzione.
La sensazione è che questa calamità mondiale faccia smarrire i segnali per percorrere il cammino della vita generando confusione e pessimismo. Abbiamo bisogno di un’interpretazione del presente, di cercare il bene, di non perdere lo stupore nei riguardi della vita, dei fratelli e di Dio. Di capire e riflettere sulle nuove sfide sociali, economiche e culturali per dirigerci insieme verso il futuro. Affrontiamo la crisi, viviamo lo smarrimento e il dolore, sperando arrivi presto il tempo di alzarsi e guardare avanti con fiducia. Dal vento nuovo potrà nascere un processo di cambiamento e un impegno serio a tanti i livelli: sociale, ecclesiale, economico, politico, associativo. Il mondo missionario, che ha spesso tracciato nuove vie e indicato percorsi profetici, è sollecitato più che mai.
(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, da Missioni OMI 12/2020)