Desidero innanzitutto rivolgere a lei, eccellenza, un caro saluto ed esprimerle il mio ringraziamento per la fiducia che ci ha manifestato nell’affidare al nostro Istituto missionario questa parrocchia.
Saluto anche tutte le persone che sono presenti a questa celebrazione e che con la loro preghiera accompagnano l’inizio di questa nostra presenza in questo Territorio.
Per dire qualche parola mi lascio ispirare dalle letture che abbiamo ascoltato perché mi sembra che il Signore, proprio attraverso di esse ci dia elementi fondamentali su cui far poggiare la nostra presenza e il servizio che ci viene affidato.
La prima lettura ci presenta l’invito che il Signore rivolge al suo popolo, in procinto di entrare in un territorio nuovo e a lui sconosciuto, a vivere le sue leggi. Se sarà fedele a Lui attraverso l’osservanza della sua Parola, il popolo troverà la sua felicità e diventerà numeroso nella terra dove scorrono latte e miele.
È per noi Oblati un chiaro invito, mentre siamo in procinto di entrare in un territorio nuovo, ad essere fedeli alle nostre Costituzioni e Regole. È come se il Signore ci dicesse: vivete secondo il Carisma che lo Spirito ha dato al vostro fondatore, s. Eugenio de Mazenod, e che è descritto nel libro di vita che vi è stato consegnato dalla Chiesa; se farete questo ci saranno frutti abbondanti di vita per voi e per tutti coloro al cui servizio vi metterete.
La seconda lettura indica chiaramente Cristo come Unico sacerdote. Nell’antica alleanza, come abbiamo ascoltato, ci sono stati molti sacerdoti perché “la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta”.
È chiaro per noi il messaggio: è Cristo Colui che resta per sempre, è Lui l’unico che può toccare i cuori e salvare tutti, in ogni tempo e in ogni luogo. Noi, ciascuno di noi, siamo di passaggio; daremo il nostro contributo, che sarà prezioso, solo nella misura in cui saremo canali della sua presenza. Potremo esserlo in tanti modi ma, per noi Oblati, ce n’è uno speciale, quello di alimentare la fraternità, luogo generativo e trasparente della presenza del Signore risorto che potrà, così, continuare ad operare in mezzo a noi. È dalla comunione che nasce la missione che, a sua volta, mira a far crescere ed allargare sempre più, a cerchi concentrici, la comunione che continuerà ad essere aperta per un’ulteriore missione…
Il Vangelo, infine, ci presenza uno dei capisaldi della vita cristiana, amare Dio e amare il prossimo. Come non ricordare qui l’esperienza fatta dal nostro fondatore, un venerdì santo, di fronte al Crocifisso? Lì ha colto l’amore personale del Signore per lui e, nello stesso tempo, ha avvertito la necessità, come sua risposta personale a questo amore, di dover mettere la propria vita a servizio dei poveri attraverso l’annuncio della bella notizia che ha la forza di cambiare radicalmente il cuore della gente.
Da lì tutto è partito e lì anche noi, oggi, dobbiamo continuamente ritornare per poter vivere sempre nuove ripartenze. La missione nasce da questo incontro e in esso fiorisce e si sviluppa. L’amore più bello che, come missionari, possiamo avere nei confronti degli altri è comunicare loro la cosa più preziosa che abbiamo scoperto, il Signore Gesù, crocifisso e risorto, e il suo Vangelo che per tutti è parola di salvezza.
Insieme a lei, eccellenza, insieme agli Oblati di questa comunità e insieme a tutti voi qui presenti, affido a Maria nostra Madre, qui venerata col titolo di Nostra Signora di Bonaria, l’inizio di questa nostra presenza a s. Elia perché possa essere segno della presenza amorosa, benedicente e perciò feconda della presenza del Signore.
Sabato 30 ottobre 2021
p. Gennaro Rosato, omi
Superiore provinciale