FRATELLO ANTONIO KOWALCZYK
La famiglia di fratello Antonio è una famiglia cristiana in cui regnano l’amore e la gioia caratteristiche che sgorgano soprattutto da una devozione intensa e filiale alla Vergine Maria. E’ una famiglia polacca dove Antonio vi è nato il 4 Giugno 1866. E’ il sesto figlio di 12 creature di cui però solo 5 di esse arriveranno a raggiungere un’età adulta. Antonio viene battezzato e affidato alla Madonna davanti al quadro miracoloso di Maria Consolatrice nella chiesa di Lutogniew, santuario importante vicino al suo villaggio natale. In quegli stessi anni la Polonia perde la sua libertà cadendo sotto il regime di Bismark uomo forte e anticristiano guida di una Germania sempre piu’ invadente che perseguiterà anche la Chiesa Cattolica scesa in campo a difendere con tutte le proprie forze il popolo polacco. In questo clima di terrorismo Antonio inizia ad andare a scuola e segue il catechismo di nascosto ricevendo la Prima Comunione. Da ragazzo lavora con il padre nella fattoria di famiglia. Ma ben presto per imparare un mestiere che gli permetta di vivere è costretto ad allontanarsi dalla sua casa paterna per “andare a bottega” diventando nel tempo un valido fabbro. Per guadagnarsi concretamente da vivere e rendersi utile alla famiglia è però costretto a migrare in Germania dove alla fatica massacrante del lavoro si aggiunge una personale insofferenza per l’ambiente depravato dei colleghi di lavoro, i quali fanno soffrire il suo animo delicato a tal punto da portarlo quasi alla cecità. Ma Antonio non si arrende molto facilmente. Egli confida a Gesù la sua inquietudine e invoca la guarigione che presto il Signore gli concede.
Nel tentativo di vivere in un ambiente lavorativo piu’ sano e cristiano trova alloggio presso una famiglia cattolica che lo accoglie come un amico. Ogni giorno prima di andare a lavorare va a messa insieme con i
coniugi che lo ospitano. L’incontro con questa famiglia sarà decisivo per Antonio, infatti andando ad un pellegrinaggio con loro presso un santuario, nel cuore di Antonio spunta il desiderio di donare la sua vita
al Signore consacrandosi a Lui per mezzo di Maria. Così, su insistenza di questa famiglia, si reca nei paesi bassi e lì si presenta al noviziato dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, iniziando il percorso che lo porterà a diventare un consacrato missionario, sotto la protezione di Maria Immacolata. In questo tempo Antonio impara sempre di più a sentirsi tutto di Dio è per questo è felice, nonostante le opposizioni della sua famiglia che alla fine di fronte alla sua insistenza acconsentono ed approvano questa scelta affidando il proprio figlio alla Madonna che per Antonio diventerà Madre e Stella del suo nuovo cammino. Il 2 Ottobre 1892 fratello Antonio Kowalczyk fa la sua prima professione religiosa nella Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata pronunciando i voti di povertà, castità e obbedienza e perseveranza. Al Carolinum (seminario minore nei Paesi Bassi) incomincia la sua avventura quella che lo porterà ad essere conosciuto come “fratello Ave Maria”, infatti quando c’è qualcosa che non funziona, tutti cercano fratello Antonio che con un Ave Maria mette tutto a posto. A piu’ riprese esprime il desiderio di partire per le missioni, ma il superiore del Carolinum si oppone finchè il Signore esaudirà il suo desiderio. Infatti, finalmente fratello Antonio parte per il Nord Est del Canada dove nella missione di Lac la Biche si interesserà della macchina a vapore che fa funzionare la segheria e il mulino. Svolge questo lavoro con passione e dedizione, infatti il fischio del motore della segheria è sempre accompagnato dalle sue Ave Maria. Mentre Fratello Antonio lavora in segheria ha un incidente nel quale la mano viene maciullata dai bulloni che fanno funzionare la cinghia di trasmissione del macchinario usato. Nonostante le cure di suor Maria, esperta infermiera, egli è costretto a recarsi in ospedale. La struttura dista 4 giorni di cammino, un viaggio che Antonio sopporta con estremo coraggio. I medici che lo visitano in ospedale costatano la cancrena e quindi procedono all’amputazione dell’avambraccio.
Non ci sono anestetici, e i dottori, per tenerlo fermo, lo vogliono legare al tavolo. Ma lui chiede solo un Crocifisso che stringe fortemente con la mano sinistra e dopo aver recitato Tre Ave Maria afferma: “Sono pronto”. Tutti i medi ed i Missionari restano edificati dal suo eroico esempio di fede, dalla sua serenità e dalla sua umiltà. Fratello Antonio, dopo l’amputazione del braccio ha un tormento: Sarà ancora Oblato? Rassicurato da tutti i suoi superiori raggiunge la sua nuova destinazione” La Missione di S. Paolo a Brosseau” dove Padre Lacombe si è fatto dare dal governo canadese un vastissimo territorio per gli indiani ed i meticci. Qui fratello Antonio sarà a servizio di questa povera comunità cristiana per 10 anni durante i quali, come scriverà il suo vescovo, anche se monco egli rende grandi servizi e soprattutto edifica tutti. Nel 1899 fratel Antonio fa la sua professione perpetua. Il suo ultimo compito è al seminario minore dei missionari Oblati di Maria Immacolata di Edmonton dove resterà 36 anni per preparare con amore i seminaristi. Nella vita di fratel Antonio impressiona la sua forte devozione a Maria per la quale, oltre che a consacrare tutta la sua esistenza diventando “fratel Ave Maria” egli costruisce per Maria una bella grotta nel giardino del seminario così che tutti i futuri missionari possano crescere maturando questa presenza mariana nel corso della loro prima formazione religiosa. La grande devozione di Fratel Antonio ci deve far riflettere. Lei Santa, Immacolata, madre di Dio e nostra, è il modello ideale e il sostegno più valido dopo Cristo nel nostro cammino verso la santità. Ci rivolgiamo a Lei perché ci faccia comprendere il particolare messaggio che nasce dal suo essere piena di una presenza di Dio dove non c’è posto per il peccato. Dobbiamo seguire Lei per attuare il piano di Dio che dall’eternità ci ha chiamati a diventare santi in tutta la nostra condotta. Maria Immacolata è il modello per ciascuno di noi di una santità che ha due aspetti fondamentali: l’amore totale verso Dio e l’amore generoso verso il prossimo. Per Fratello Antonio era fonte di profonda gioia ripetere ogni giorno la preghiera di consacrazione a Maria che S. Eugenio de Mazenod ha lasciato ai suoi figli, i Missionari Oblati di Maria Immacolata:
“O mia Signora e madre mia, Maria, alla tua protezione e misericordia affido la mia anima ed il mio corpo, ora e sempre, fino alla morte. A te affido ogni mia speranza e consolazione, ogni sofferenza e tribolazione, a tutta la mia vita fino all’ultimo respiro, affinché per la tua intercessione e per i tuoi meriti, tutte le mie azioni siano dirette ed eseguite secondo la volontà tua e del tuo Figlio. Amen”.
ESPERIENZA
Ventisette anni fa, io e mio marito Dante, abbiamo avuto la gioia della nascita del nostro primo figlio, Andrea. Lui era già stato affidato alla protezione di Maria in quanto, abbiamo saputo di aspettare Andrea a Marino, nella casa degli Oblati di Maria Immacolata durante un ritiro con la nostra comunità. È stata una bellissima esperienza condivisa con i nostri amici con cui stavamo in ritiro. Nel marzo successivo nasce Andrea, un bel bambino che cresceva bene con il mio latte, ma al momento dello svezzamento, Andrea inizia a non voler mangiare e a rallentare la crescita e a non stare bene. Dopo aver effettuato dei controlli all’ospedale pediatrico Salese di Ancona, ci dicono che molto probabilmente Andrea era affetto da celiachia, però per diagnosticarla con certezza bisognava fare una biopsia intestinale. Ricoverano me ed Andrea e ci tranquillizzano dicendo che non sarebbe stata un’operazione invasiva. Parlando poi con i genitori di bimbi che l’avevano fatta prima, anche loro mi confermavano che non era niente di invasivo quindi, dico a Dante di tornare a Pescara. L’indomani preparano Andrea per la biopsia, gli somministrano un leggero tranquillante e iniziano…..ma purtroppo Andrea non è per niente tranquillo, non riusciamo a tenerlo , io mi inizio ad agitare e quindi mi fanno uscire. Non potevo stare più con lui, lo sentivo piangere, strillare… in quel momento l’unica persona che mi poteva aiutare era Maria. La invoco più che mai e le chiedo di darmi la forza che ha avuto lei quando era sotto la Croce e vedeva suo figlio soffrire. In quel momento ero sola, e l’unica mia forza è stata Lei, non so quante Ave Maria ho recitato, l’ho sentita al mio fianco, ho percepito la sua presenza e mi ha dato il coraggio di superare quella situazione. In ogni momento di grazia o di difficoltà mi rivolgo sempre a Lei con una semplice Ave Maria.
Monica