NELLA TUA STORIA LA NOSTRA STORIA – SCOPRIRE LA CROCE DI CRISTO
2Corinzi 4,16-18
Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, 18 mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne
STORIA E FEDELTÀ
Per Eugenio De Mazenod la Croce non ha nulla di morboso. Al contrario essa è il luogo della rivelazione ultima della misericordia di un Dio di tenerezza e compassione, di un Dio che non vuole la morte del peccatore, ma la sua vita e la sua felicità. Essa è il trionfo dell’Amore. (B. Dullier “15 giorni in preghiera con Sant’Eugenio De Mazenod”)
DENTRO LA STORIA: UN’ESPERIENZA
Avendo vissuto una particolare esperienza di “croce” con la partenza di p. Rino, da noi tutti riconosciuto come prezioso compagno in questo viaggio oblato, ci è sembrato importante offrire a tutti come approfondimento “la vita” che in questo tempo di grazia abbiamo potuto sperimentare.
…e mentre il tuo corpo si disfaceva, tu, caro Padre Rino, continuavi ad occuparti degli altri, di quelli che Dio ti aveva affidato, con lo sguardo ben centrato sul Crocifisso e la certezza dell’eternità. Un fratello, anzi di più, perché un fratello, a volte, ti giudica, lui mai. Sempre accogliente, sempre pronto a giustificarti dicendo “E’ successo anche a me. Poche chiacchiere, tanta, tantissima presenza, poca enfasi, tanta, tantissima concretezza, poca retorica, tanta, tantissima vocazione missionaria. Grazie Padre Rino. Tina
Nel corso degli anni lo abbiamo conosciuto come un uomo molto pratico, sempre attento alle necessità di tutti; nell’ultima fase della sua vita abbiamo anche scoperto quanta fede avesse in Gesù crocifisso. Fino alla fine ha cercato con tutte le sue forze di mantenere fede al suo ministero sacerdotale. Era seduto su una sedia e aspettava che Fabio gli sistemasse la carrozzina per portarlo nella sua parrocchia, ma il suo corpo ha ceduto e non è riuscito più a parlare. Allora ha sbattuto i piedi sul pavimento per farci intendere che voleva andare lo stesso, non voleva mollare…E anche nel suo letto d’ospedale continuava a parlare di quelle famiglie che avevano bisogno…un affare di cuore…un’esperienza d’amore. Grazie Padre Rino. Fabio e Annarita
In poco tempo hai messo in pratica la concretezza dell’aiuto al prossimo, ma con tale delicatezza da farla sembrare “casuale”. Grande osservatore silenzioso, mi dicevi sempre che bisogna aiutare tutti, ma soprattutto chi non chiede…così facevi tu. Mi manca molto il non sentirmi chiamare più” la suocera”… Caro Padre Rino veglia su di noi e, mi raccomando, vedi se riesci a ottimizzare anche il posto in cui ti trovi adesso! Patrizia
Erano le 11 di sera quando hai suonato al campanello di casa. Mamma era morta quel giorno e poche persone erano rimaste con me a quell’ora. Eri arrivato a Pescara da Pozzilli. “Come stai?” Hai chiesto guardandomi. “Non preoccuparti, resto io con te e la tua mamma”. Poche parole e un viaggio fatto proprio per noi. Ecco: eri un uomo semplice che, senza tante chiacchiere e in punta di piedi, ti rendevi presente, ti facevi “prossimo”, soprattutto nel momento della croce. E tu eri lì per aiutarmi a portarla. E pensare che solo qualche giorno prima, mamma mi aveva detto quanto le avrebbe fatto piacere che il suo funerale fosse celebrato da un Padre Oblato amico come Padre Rino. È stata esaudita. Grazie Padre Rino. Daniela
Custodisco nella mente e nel cuore tantissimi ricordi di P. Rino. Lui è stato per me e per i miei cari una presenza costante, uno di famiglia. Nelle occasioni di festa la sua partecipazione era per così dire “scontata”. Anzi molte volte, proprio perché di famiglia, interveniva anche senza invito! Ma il meglio di sé Padre Rino lo ha dato nei momenti più dolorosi che la mia famiglia ha attraversato. Lui c’era sempre, una vicinanza discreta e serena, una disponibilità pronta e concreta. “Scine” (“Sì” in abruzzese) era solito rispondere quando gli si chiedeva qualcosa, Grazie Padre Rino. Michela
La testimonianza che P. Rino mi ha lasciato pensando alla croce che ha portato a causa della sua malattia, è la fede profonda che gli ha permesso di accettarne il peso senza mai lamentarsi. Una croce profondamente radicata in Dio, con le braccia spalancate alla bontà, all’amore, al prossimo…nell’abbandono fiducioso all’ Amore misericordioso del Risorto, meta agognata in cui riposare. Grazie P. Rino. Pina
È proprio vero che il Signore dall’alto della croce manifesta il suo Amore…lo abbiamo vissuto con la presenza di P. Rino…Per la mia famiglia averlo vicino è stata una Grazia. Lo abbiamo apprezzato come un fratello, ma soprattutto come testimone di fede e di coraggio, accettando la volontà del Padre sempre, anche nel momento della più grande sofferenza. Ti vogliamo bene Padre Rino. Annaluisa
Con te, Padre Rino, abbiamo vissuto momenti belli e spensierati, ma anche momenti difficili…Non dimenticherò mai quella mattina, una delle tante in ospedale…Erano le 7:30 e Mauro doveva affrontare l’ennesimo intervento a Chieti. Tu eri lì a dargli forza…a darci forza…non ci hai mai lasciati soli. Ci mancherai. Adele
Scoprire la croce di Cristo è vivere le difficoltà quotidiane, magari con la sofferenza fisica, ma con la forza e la consapevolezza che da quella sofferenza nascerà amore. S. Eugenio, come altri santi, nei momenti più bui e dolorosi, ha sperimentato l’Amore di Dio e anche noi, attraverso le persone che ci sono vicine facciamo la stessa esperienza d’ Amore. P. Rino è stata per me una di queste persone, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita. Nonostante la sua sofferenza fisica, era sempre attento e presente e mi ha confortato e aiutato nelle mie piccole difficoltà quotidiane. Il giorno prima che si sentisse male avevamo un appuntamento per questioni di contabilità. Non potei andare per via di un forte mal di testa e abbiamo rimandato l’appuntamento al giorno seguente. Il mattino dopo, arrivata in comunità, ho visto subito che P. Rino non aveva una bella cera, ma io…neppure. Lui lo ha notato subito e ha iniziato a parlarmi per cercare di capire cosa scatenasse i miei frequenti mal di testa. Ha pienamente centrato il problema e, con la sua simpatia e delicatezza, mi ha suggerito la “soluzione” che porto ogni giorno nel cuore. Grazie P. Rino Monica
La malattia di Padre Rino e il modo in cui l’ha vissuta hanno destato in me sentimenti di tenerezza e contemplazione. Avevo dinanzi un uomo che incarnava la vita di Cristo, Cristo crocifisso. Non mi arrivava la disperazione di un uomo gravemente malato, mai! Malgrado la sofferenza, l’incontro con Padre Rino era sempre nella gioia. Attento ed accogliente, si preoccupava di me, della mia famiglia di mia figlia che aveva subito un infortunio. E mi osservava, mi correggeva, come fa un papà con un figlio, facendomi sentire amata e preziosa. Ed io lo guardavo spesso, ammiravo il suo essere pienamente umano, schietto, umile, semplice nell’incontro ma altrettanto un esempio di vita vissuta nell’amore, nel dono agli altri e mai nel ripiegamento su di sé. Simona
DOMANDE PER LA RIFLESSIONE
- Il tempo della “croce”: lo vivo come incontro con “un legno” (la croce) su cui essere appeso o come un appuntamento con una presenza, Gesù Crocifisso, che mi trovo davanti?
- È un’esperienza che mi isola allontanandomi da… (descrivere le cose che diventano difficili da fare: pregare, incontrare altri, avere fiducia nella Parola, etc.) oppure mi avvicinano a… (cosa?)