V domenica di Pasqua – Anno C
Letture: At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35
Il filo conduttore delle letture di oggi è “novità”.
La novità della predicazione degli apostoli, che inizia ad espandersi e a raggiungere terre nuove, posti nuovi, angoli del mondo poco prima impensabili (prima lettura); Dio che è capace di fare nuove tutte le cose, addirittura il cielo e la terra (seconda lettura)!
E poi il comandamento che Gesù affida agli apostoli, che chiama, appunto, “nuovo”.
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Nei giorni scorsi mi sono ripetutamente domandato quale fosse il senso di questa “novità”; perché Gesù definisse “nuovo” questo comandamento, che cosa volesse intendere definendolo “nuovo”.
“Nuovo” può significare diverse cose… così mi sono interrogato sui vari significati dell’aggettivo per capire quale fosse quello più appropriato in questo caso; un po’ come quando qualcuno si vuole provare un vestito che ha scelto, e vede quale taglia gli sta meglio addosso. E allora, ho provato a “mettere addosso” al comandamento che Gesù ci consegna i vari significati di “nuovo” per capire quale gli stesse meglio.
Innanzitutto, “nuovo” significa qualcosa che prima non c’era e adesso c’è.
È questo il significato più appropriato per il nostro comandamento? Si e no.
No, perché in fondo la realtà dell’amore al prossimo c’era già, in qualche modo, nell’Antico Testamento.
Quindi non è che Gesù sta dicendo qualcosa di completamente sconosciuto, in fondo. Però anche sì, sicuramente, per diverse ragioni. Innanzitutto l’amore scambievole non era un vero e proprio comandamento; questa realtà veniva presentata sotto forma di vari precetti che invitavano a vivere le relazioni con i fratelli in una certa maniera. Gesù invece lo impone come condizione “sine qua non” per essere veramente cristiani. Come se dicesse chiaramente: “se non vivi così, non è vero che segui Dio; levatelo dalla testa, non ti illudere! Magari vai a messa tutti i giorni e preghi tanto, ma se non vivi l’amore, hai voglia a definirti cristiano… ma non è vero!”
In secondo luogo, perché l’amore prima non era “pieno” come Gesù lo intendeva… l’amore dell’Antico Testamento era un amore selettivo. Amare, sì, ma chi lo merita; meglio se israelita come te. Non era un amore che comprendeva anche il nemico; per questi, valeva sempre il vecchio “occhio per occhio, dente per dente”. E poi, quello dell’Antico Testamento, era un amore molto sentimentale, un amore che non aveva la misura di Gesù! Non esisteva ancora quel “come io ho amato voi” che ha rotto gli argini di un amore troppo umano, sempre avvezzo a misurare il come, il perché, il se e soprattutto il “quanto”.
Infine, anche perché quel tipo di amore era per lo più relegato a atti d’amore eroici, ma puntuali; non era proprio uno stile di vita come Gesù chiede invece ai suoi (e a noi): vivere nella costante tensione di amare tutti, nell’abitudine di dare la vita per gli altri, senza distinzioni. Beh, queste sono sicuramente novità grandi.
Però, forse, questo significato di “nuovo” va bene, ma probabilmente non è il migliore.
“Nuovo” può anche avere il senso di “DI NUOVO”, nuovamente. Per cui, visto che in qualche modo questa cosa non era proprio sconosciuta, ma forse solo appannata, Gesù ci vuole dire: “vi do DI NUOVO il comandamento di amarvi gli uni gli altri; forse l’avete un po’ dimenticato, per cui ve lo ridico nuovamente…”. Perché, in fondo una rinfrescatina alla memoria fa sempre bene.
Potrebbe essere così. Però, anche in questo caso, non mi sembra questo il senso.
Ma “nuovo” può significare, infine, anche qualcosa che è stato usato poco.
Giusto per fare un esempio strampalato: come se qualcuno comprasse una macchina nuova, ma poi la tiene in garage per 20 anni senza mai usarla. Quella macchina è “vecchia” perché comprata anni prima, ma in fondo è “nuova” perché, di fatto, non è stata mai usata.
Ecco; era questo il significato che, purtroppo, mi colpiva. Sarebbe tremendo!
È come se Gesù ci stesse dicendo: “vi do un comandamento che di per sé sarebbe anche antico, ma purtroppo è “nuovo” semplicemente perché non è stato mai usato!”.
Guardiamo il mondo attorno a noi… ma davvero se gli uomini avessero preso sul serio questo comandamento staremmo in queste situazioni?
Ma senza scomodare i guai del mondo su larga scala, le grandi ingiustizie… guardiamo al piccolo.
Nel nostro condominio, o nel nostro ufficio, nella famiglia, nella nostra classe di scuola. Ma davvero se questo comandamento lo avessimo usato staremmo a questo punto? Davvero se l’amore fosse stato messo in gioco con questa intensità che ci chiede Gesù, avremmo queste situazioni?
Gente che fa fatica a guardarsi in faccia, gente che fa fatica a salutarsi, gente che vive rannicchiata nella difesa proprie cose, gente che fa fatica a perdonarsi, gente a cui è difficile spesso strappare anche solo un sorriso…
Allora forse sì, davvero, questo comandamento è nuovo perché non l’abbiamo mai usato! Non abbiamo mai avuto il coraggio di prenderlo sul serio e metterlo in pratica; certo la storia della Chiesa è costellata della vita luminosa di tanti santi, per i quali questo comandamento costituiva la regola di vita; così come è vero che conosciamo tantissime realtà al mondo in cui ci si sforza di vivere in questo modo. Ma come cristiani, su larga scala… credo sia innegabile che questo comandamento è rimasto per lo più inattivo.
Allora, vogliamo cominciare a usarlo?
Per riprendere l’esempio dell’auto: tiriamolo fuori dal garage!
Iniziamo a viverlo, a metterlo in moto, a “rovinarlo” questo comandamento, perché in qualche modo si “usuri” e non sia lì, perfetto, “nuovo”, semplicemente perché poco usato.
Quanti siamo in chiesa? 70? 80? Beh, da oggi potremmo essere 80 folli che iniziano a essere nel mondo questa “novità”.
E chissà che, di fronte a questa novità, il mondo non si svegli e si accorga finalmente di una risorsa che per troppi secoli ha lasciato inutilizzata!